Tango Libre

Tango Libre è l’ultimo capitolo di una trilogia dedicata dal regista Fréderic Fonteyne alle donne e all’amore. Dopo Una relazione privata (1999) e La Donna di Gilles (2004), ci offre grazie al racconto dell’amore di una guardia carceraria, il ritratto di una donna libera che riesce a sopportare, seguendo la filosofia del tango, le costrizioni della vita per poi poterle superare.
Il regista belga si pone dietro la macchina da presa solo quando trova un’idea interessante e in quattordici anni ha diretto solo quattro lungometraggi, compreso quello del debutto Max et Bobo (1998) mai distribuito in Italia. Il primo titolo dedicato al gentil sesso e l’amore aveva come protagonista Sergi Lopez, l’attore catalano riconfermato anche in Tango Libre. Il titolo originale, Une liaison pornographique rende più l’idea riguardo il tema trattato, con due sconosciuti che decidono di incontrarsi, complice il Minitel, perché hanno in comune una fantasia erotica. Fra i due nasce una relazione basata interamente sul sesso, anche se consumato il rapporto fisico forse rimane anche l’amore. La Donna di Gilles racconta, invece, di una donna felicemente sposata con operaio di altoforno; ogni giorno aspetta con preoccupazione il suo ritorno e si occupa dei figli. Aspetta un altro bambino e sua sorella che lavora in un grande magazzino spesso la va a trovare. Ma nella testa della moglie sorge il tarlo della gelosia pensando che ci possa essere attrazione tra il marito e la congiunta.

La donna e il sesso, la donna e la gelosia, ed ora con Tango Libre la donna all’interno di una storia di passione che si tinge di noir ma anche dell’erotismo legato al tango. La strada percorsa dal regista ha una logica narrativa ineccepibile, occupandosi di donne che dipendono dalla presenza degli uomini che, di volta in volta, sono loro complici, oggetto di tensione emotiva o marionette mosse dalle mani femminili.

Alice è una donna forte, poco più che bambina ha avuto un figlio, sa quello che vuole e lo ottiene, riesce ad essere amante del migliore amico del marito, si sposta di città in città per seguire i trasferimenti dei due da un carcere all’altro. A suo modo è fedele, non tradisce nessuno dei due. L’arrivo del terzo incomodo, la tranquilla guardia carceraria, rischia di mettere in crisi i difficili equilibri su cui poggia la sua vita ma anche in questo caso riesce ad essere protagonista del proprio destino.

Anche se non appare come autore del soggetto, è Fonteyne che ha pensato assieme alla protagonista Anne Paulicevich la storia che poi lei ha firmato come sceneggiatrice. È stata immaginata e scritta basandosi sugli attori che avrebbero dovuto poi interpretarla: Jan Hammenecker e Sergi Lopez, il pallidissimo ragazzo fiammingo e il virile catalano capellone, due figure antitetiche come i personaggi che interpretano.

Citando il regista “la prigione è una metafora per la natura impossibile delle relazioni tra uomini e donne. Più che un film sulla prigione, questo è un film sulla ‘stanza delle visite’, un film sul posto in cui le famiglie si incontrano.” Il regista e l’attrice fanno coppia fissa nella vita e questo li ha aiutati a creare ancora meglio il difficile personaggio che posa sulle spalle della Paulicevich. È il vero ago della bilancia dei destini di tre uomini che condiziona con la sua presenza anche il figlio. Per interpretarlo è perfetta perché un ruolo di questo tipo non poteva essere interpretato da un’attrice dal volto troppo noto, doveva piano piano vivere la figura di questa donna, farla scoprire, amare od odiare.

Quando entra in scena, si capisce subito che è lei la vera protagonista, è lei che decide il destino di tutti, è lei che mai si piega nonostante sappia provare e donare amore. È bella, suadente, affascinante, carica di un grande erotismo che non ha bisogno del nudo per esprimersi. Lo sguardo dell’agente di custodia è affascinato, preoccupato, intimorito da questa donna che non ha mai incontrato neppure nei suoi sogni più belli, è la donna desiderata e temuta che può radicalmente cambiare il suo modo di intendere la vita. Il buonsenso gli dice di desistere, l’amore lo costringe a prendersi i propri rischi.

Il Tango si basa su temi come la passione, il tradimento, l’omosessualità latente e il combattere per una donna, tutti argomenti trattati benissimo al ritmo e al suono della Milonga un po’ squallida in cui si intrecciano i passi di danza dei due protagonisti, la tristezza malinconica del Tango ma anche la sua dirompente forza, l’erotismo e la forza distruttiva, l’emozione e la paura di un futuro che non si conosce.

Forse le scene più belle sono legate al Fernand di Sergi López che per non rischiare di perdere la sua donna a causa del secondino si fa insegnare da un carcerato argentino i passi di quel ballo. Viene irriso anche per la sua apparente perdita di virilità ma ben presto tutti capiscono l’erotismo di quella danza e ne assaporano il gusto del peccato di cui è intriso. Di colpo, tutti diventano provetti ballerini e trovano in questa nuova attività forza per sopportare il peso della prigionia.

Difetto del film è quello di essere fin troppo scritto, incatenato all’interno di una sceneggiatura che prevede tutto con personaggi troppo invasivi che rischiano di fare perdere l’attenzione alla storia con tutti i loro problemi personali. Liti continue, riconciliazioni, stupore del terzo incomodo sono fin troppo reiterate e perdono di valore narrativo.
Detto questo, Tango Libre merita comunque di essere visto perché ha vari chiavi di lettura, perché permette di intavolare discussioni, perché coinvolge emotivamente al suono di una musica che è vita e morte, gioia e dolore.

TRAMA

Una guardia carceraria ha un’esistenza normale in cui l’unico momento di gioia, una volta alla settimana, è andare a ballare il tango. Una sera fa coppia con una nuova arrivata: bella, sensuale, sui 30 anni, madre di un ragazzo di 15 anni. Quando il giorno dopo vede la giovane nella sala colloqui della prigione gli crolla il mondo addosso. È andata a trovare due detenuti, il marito e l’amante amici di lunga data e complici nel crimine. L’uomo soffocato nel suo grigiore si trova a fare da spettatore dell’esistenza di questa donna che vive seguendo i propri desideri, le regole che si è data, divisa tra i suoi uomini e suo figlio. L’ordinamento carcerario proibisce di socializzare con le famiglie dei detenuti ma lui per amore infrangerà tutte le regole che avevano governato la sua vita.


di Redazione
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