Metropia | Film d’apertura – Fuori Concorso

Metropia è un film di animazione ambientato in un futuro prossimo. La crisi energetica mondiale ha indotto a creare una gigantesca rete metropolitana europea. Roger, un impiegato di un call center di Stoccolma, entra in una stazione e sente delle strane voci nella sua mente poco prima di incontrare un’affascinante e misteriosa donna, Nina, che decide di seguire. Lei lo aiuterà a scappare da questi “disturbi” della metro, Roger però sarà via via sempre più coinvolto in un’oscura cospirazione.
La crisi economica e il degrado ambientale stanno pesantemente condizionando la vita degli europei. Il vecchio continente, nel 2024, mostra tutte le sue crepe ma è ancora in grado di offrire servizi fantasmagorici come una capillare rete di linee metropolitane che congiunge la Scandinavia alla Grecia, la Spagna alla Russia; attraenti prodotti estetici come shampoo rigeneranti e mirabolanti quiz show televisivi che in pochi minuti a ciclo continuo eliminano perdenti e consacrano vincenti; e una voce “interiore” che indica ad ogni europeo come percorrere sempre la strada giusta. Un sistema di controllo garantisce ogni funzionamento. Macchine e umani restano però sempre perfettibili e può succedere anche che un occasionale incontro tra un uomo e una donna inneschi una situazione imprevista in grado di giungere persino a minare un ben congegnato Sistema, dando vita a un avvincente giallo d’animazione. Sono passati quarant’anni dal 1984 di George Orwell, molti di più dai tempi del Castello di Kafka. A Metropia il Ministero della Verità non c’è, ma telecomunicazioni, Tv e intricate reti metropolitane migliorano la globalizzazione e contribuiscono a formare il cittadino unico. Roger, reso graficamente con corporatura esile, volto emaciato, carnagione chiara, pressoché glabro testa compresa, è uno di loro. La sua voce è quella di Vincent Gallo. I colori lividi della megalopoli e quelli sfavillanti dei fantastici intrattenimenti Tv segnano coinvolgenti sequenze animate capaci di unire immagini a disegni e frottage. In una società di adulti, priva di bambini, che ha fatto del presente il proprio futuro, è l’uomo medio a rompere gli schemi. Un corto circuito emozionale scuote Roger dal torpore, l’incontro con Nina, un’affascinante e misteriosa donna con la voce di Juliette Lewis. La curiosità intellettuale lo spinge a riformulare di nuovo domande, a indagare, a diventare un elemento dissonante, persino pericoloso se scoprisse che efficienza, controllo e manipolazione possono essere espressioni dell’esercizio del potere.
Tarik Saleh, nato a Stoccolma nel 1972, si afferma da giovane tra i Graffiti Artist. I suoi murales sono ancora visibili nella periferia ovest della capitale svedese. Ha diretto, in co-regia con Erik Gandini, documentari come Sacrificio – Who betrayed Che Guevara (2001) e Gitmo – New rules of war (2005) e ha scritto e prodotto due serie per la Svt Swedish Television. E’ tra i fondatori di Atmo Media Network. Metropia segna il suo esordio nel lungometraggio di finzione.
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Recensione
Metropia, del regista egiziano-svedese Tarik Saleh, è un giallo d’animazione, inusuale e claustrofobico, ambientato in un futuro prossimo. Roger, impiegato in un call center di Stoccolma, usa, un giorno, uno strano shampoo che, a sua insaputa, trasforma i bulbi del cuoio capelluto in un campo di microantenne. Da quel momento in poi, inizia a sentire, nella sua mente, voci insistenti che vorrebbero consigliarlo e guidarlo: è vittima, insomma, di un vero e proprio “ lavaggio del cervello”. È Nina, misteriosa ragazza, ad avvertirlo dei pericoli che corre e ad aiutarlo a fuggire dalla gigantesca Rete metropolitana che collega l’Europa e che controlla tutto e tutti. Una storia complicata, difficile da rendere a parole, ma dal messaggio chiaro e incisivo: se non c’è libertà nella nostra testa, non c’è da nessun’altra parte.
Il film di Saleh, attraverso la rappresentazione di un universo disumano e spersonalizzante, privo di colori e di bambini, cioè di futuro, parla della rivoluzione culturale del nostro tempo: voyeurismo, sorveglianza, paranoia. In una società di soli adulti, una “voce” indica ad ognuno come comportarsi mentre quiz show televisivi eliminano perdenti a ciclo continuo. Per dar forma e corpo alle sue fantasie apocalittiche, il regista ricorre ad una nuova tecnica di animazione (-Abbiamo usato “male” il 3D: non volevo fare un film come “Madagascar”, film che a me piacciono ma che sono tutti uguali-), con l’idea di dar vita ad uno stile di marca europea. Le voci dei personaggi principali sono affidate ad attori come Vincent Gallo (Roger), Juliette Lewis (Nina), Stellan Skarsgard (Ralph Parker), capaci di conferire sostanza e sfaccettature ai rispettivi ruoli. Nonostante alla fine, dopo un epilogo esplosivo, tutto sembrerà tornare a posto, “Metropia” risulta, comunque, un’opera perturbante, un livido incubo dai toni orwelliani e kafkiani, un film d’animazione tutt’altro che rassicurante.
Mariella Cruciani
INCONTRO CON TARIK SALEH
di Mariella Cruciani
Lei è anche un artista visuale, un graffitista. Come nasce il progetto di questo film?
Prima di questo lavoro, avevo fatto con Erik Gandini un film su Guantanamo e già mi sentivo in una certa atmosfera. E’ troppo semplice dare la colpa di tutto a Bush: dobbiamo anche pensare a cosa noi stessi arriviamo a fare, quando abbiamo paura!
Come è stata realizzata l’animazione? I personaggi, a volte, sembrano umani, a volte, bambole…
Sarebbe lungo spiegare i dettagli tecnici: il gruppo che si è occupato di questo veniva dal mondo dei graffiti. Per farla breve, abbiamo utilizzato “male” il 3D: non volevo fare un film tipo “Madagascar”, che a me piace ma che è uguale a tanti altri.
C’è un riferimento voluto a “Metropolis” di Lang?
Tutti i cineasti fanno riferimento a quel capolavoro: io non l’ho fatto consapevolmente ma un posto, nella mia testa, “Metropolis” ce l’ha di sicuro! Perché “Hello Kitty” è l’unica cosa colorata del film?
Ho avuto per sette anni una compagna che faceva collezione di cose di “Hello Kitty”. Forse, mi piace perché mi ricorda i sette anni passati insieme…
C’è, secondo lei, una soluzione alla paranoia?
Per risolvere la paranoia, ho provato varie terapie: ora faccio meditazione ed esercizio fisico. Andare in giro e pensare che tutti possano farci male rende difficile la vita. Fare un film, lavorare insieme a tante persone ad un progetto, è sicuramente, anche questo, un modo per vincere la paranoia!
Mariella Cruciani
di Redazione