Melbourne – Film d’apertura Fuori Concorso
Amir e Sara, una giovane coppia, stanno per partire alla volta di Melbourne per continuare i loro studi. Ma a poche ore dal volo, i due vengono involontariamente coinvolti in un tragico evento. Imprigionati in una casa sognando l’Australia. Perché è lì che Amir e Sara immaginano un futuro maiuscolo, lontano da convenzioni e pregiudizi da cui si sentono estranei, benché fondativi del proprio Paese. Un imprevisto trasforma il presente in un labirinto dell’Essere, kafkianamente surreale e da cui solo uno strappo alla Coscienza può portare la coppia ad apparente liberazione. Melbourne è un esordio straordinario, che pur ricordando il cinema di Asghar Farhadi (e in sintesi di Polanski) si ammanta di originalità sorprendente, nutrendo la narrazione di atmosfere e tensioni di rara intensità. Iraniano e universale, ha come protagonista Payman Maadi, l’indimenticabile “marito” di Una separazione.
Nima Javidi è nato nel 1980. Laureato in ingegneria meccanica, ha diretto sei cortometraggi (Marathon Paralyzed Champion, 1999; A Call for O, 2001; The Poor Earth, 2004; Changeable Weather, 2007; Crack, 2009; Catnap, 2010), due documentari (Person, 2007; An Ending to an Ancient Profession, 2007) e oltre trenta spot pubblicitari. Melbourne è il suo primo lungometraggio di finzione.
NOTE CRITICHE di Mariella Cruciani
Melbourne ovvero La stanza del figlio (della vicina). Il film di Moretti e l’opera prima di Nima Javidi presentano, sostanzialmente, la stessa dinamica psicologica: una coppia è divisa dall’esperienza di un lutto inatteso. Nel primo caso si tratta del loro stesso figlio, nel secondo della bambina dei vicini di cui si stanno prendendo cura. La pellicola iraniana ha come protagonisti due giovani sposi, Amir (Payman Maadi, l’indimenticabile marito di Una separazione) e Sara (Negar Javaherian), pronti a partire per Melbourne per perfezionare gli studi e per costruirsi un futuro. Mentre stanno sistemando le ultime cose, si rendono conto che la bambina affidata loro dalla vicina non sta dormendo ma è morta. Traumatizzato dalla scoperta e non avendo capito cosa abbia potuto provocare questa tragedia, Amir non riesce a confessare la verità ai genitori della piccola e si allontana, sempre di più, da Sara. In proposito, Nima Javidi ha dichiarato: “Alla fine, mentre tutti parlavano di montaggio, suono e assenza di musiche nel film, io non riuscivo a smettere di pensare al destino dei miei personaggi. Immaginavo continuamente Amir e Sara in varie situazioni future ma non riuscivo a figurarmeli più sotto lo stesso tetto”. L’imprevedibilità, la caratteristica più affascinante e, allo stesso tempo, più temibile degli esseri umani esplode, qui, con tutta la sua forza , mutando definitivamente i rapporti di una coppia apparentemente innocente.
L’esperienza amara e profonda vissuta dai due sposi non è, però, necessariamente negativa, come ha tenuto a precisare il regista: “In qualsiasi posto del mondo si trovino ora, sotto lo stesso tetto o meno, queste due persone, ora, conoscono meglio la loro vera natura. E questo è un passo avanti!”.Una parabola esistenziale ricca di tensione e di drammaticità acuita dalla scelta di girare la vicenda quasi totalmente in tempo reale ed esclusivamente all’interno della casa dei protagonisti : una casa dalla quale sembra difficile, se non impossibile, uscire. Non è un caso, allora, se la prova, sotto forma di una neonata, si presenta proprio al momento di staccarsi dalla madrepatria: come dire che, per essere in grado di separarsi, bisogna prima misurarsi con responsabilità e sensi di colpa. Nima Javidi, laureato in ingegneria meccanica ma estremamente attento e sensibile agli umani casi, realizza un film, essenziale ed intenso, dal messaggio fondamentale: non può esserci liberazione senza presa di coscienza ed assunzione di doveri.
(Mariella Cruciani)
di Redazione