Lištičky (Volpi)
Alzbeta e Martina sono due sorelle slovacche emigrate in Irlanda. Quando Alzbeta decide di andare a vivere a casa di Ducky, una sbandata conosciuta per caso, Martina, fidanzata con un irlandese, tenta di aiutarla a non cacciarsi nei guai. Ma Alzbeta non può fare a meno di scontrarsi con la sorella a causa di un tragico evento che in passato le ha coinvolte entrambe.
Lištičky è una storia d’amore fraterno minato da una gelosia irrazionale e senza scampo. Alzbeta e Martina hanno caratteri opposti, una rifiuta l’idea di integrarsi nella società irlandese, l’altra invece lo desidera a tal punto da non voler parlare in slovacco. Entrambe però sono alla disperata ricerca di quell’amore che sono incapaci di darsi tra sorelle e identificano negli uomini le uniche persone in grado di colmare il loro vuoto interiore. Alzbeta, profondamente disperata, finisce con il concedersi a uomini che non riconoscono i suoi bisogni; Martina resta legata a un fidanzato che forse non ama veramente. Sul loro precario presente incombe inoltre l’ombra di un dramma avvenuto anni prima e che non può più essere tenuto nascosto. Ancora una volta allora, la gelosia fa scaturire insensate vendette che mettono nuovamente in crisi il legame tra le due sorelle. Lištičky è tuttavia anche un film sulla difficoltà di integrarsi e di trovare il proprio posto nella società. Non a caso l’universo che Mira Fornay racconta con linguaggio diretto scegliendo di stare addosso ai personaggi per catturare ogni loro sfumatura, è ricco di figure secondarie ma non per questo meno importanti. Come fondamentali sono gli ambienti in cui esse si muovono: i pub fumosi frequentati dagli slovacchi, i poveri appartamenti degli immigrati, le case dei ricchi.
Mira Fornay è nata in Cecoslovacchia nel 1977, nel 1997 inizia i propri studi presso l’accademia Famu a Praga e continua la propria formazione alla National Film and Television School in Inghilterra dove ottiene il diploma nel 2004 con il corto Alzbeta. Nel 2005 ha inoltre frequentato un workshop con Abbas Kiarostami. I suoi cortometraggi sono stati selezionati e premiati in molti festival internazionali. Con Lištičky firma il suo esordio nel lungometraggio.
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Recensione
Piccole volpi (Listicky) di Mira Fornay è un’opera prima che racconta la gelosia e l’invidia, il tradimento e la dipendenza reciproca di due sorelle ma anche il loro amore e perdono. Alzbeta (Réka Derzsi) e Martina (Rita Banczi) sono due ragazze slovacche emigrate in Irlanda: la prima è gelosa della vita della seconda e del suo fidanzamento con l’irlandese Steve ( Aaron Monaghan). A complicare i rapporti tra le sorelle, contribuisce l’ombra di un dramma misterioso avvenuto anni prima e che entrambe cercano, vanamente, di rimuovere. Nonostante Alzbeta viva un perenne senso di inferiorità rispetto a Martina (“Mi vogliono licenziare perché non sono perfetta come mia sorella”), ambedue sono, metaforicamente, come le piccole volpi, di cui parla la tv: costrette a vivere ai margini, né in città né in campagna, senza più una naturale dimora (“Perché dovrei tornare a casa se non ho nessuno che mi aspetta?”- recita una canzonetta del film). Altro punto di contatto tra le due ragazze è la disistima di se stesse: sono entrambe incapaci di colmare il proprio vuoto interiore e affidano agli uomini, considerati alla stregua di oggetti (“Possiamo dividercelo, o no? Siamo sorelle!”), il compito di farlo per loro. L’unica possibilità di uscire dalla difficile situazione in cui si trovano è affrontare, per la prima volta, il passato e trovare la forza di ricominciare, insieme, da capo. La slovacca Mira Fornay, per il suo esordio, decide di concentrarsi su una vicenda tutt’altro che facile. In proposito, ha dichiarato: “Ho raccolto diverse storie su ragazze della Slovacchia, poi ho scelto questa perché anch’io ho una sorella e mi interessava una storia in cui gli uomini fossero marginali”. Se i modelli cinematografici citati dalla stessa regista ( i Dardenne, Bresson) vanno in direzione di uno stile asciutto, quasi documentaristico, in “Piccole volpi”, c’è, comunque, un tentativo di stilizzazione: il dramma realistico di M. Fornay si allontana dal genere documentario sia per l’uso dei colori sia per la storia al limite. Al limite sono, senz’altro, le due sorelle del film: due figure femminili difficili da dimenticare, riprese sempre con compassione dalla regista ma, a tratti, irritanti per lo spettatore che non riesce a capire, e ad accettare, il loro essere in bilico tra masochismo e sadismo.
Mariella Cruciani
di Redazione