Las analfabetas (Illiterate/Le analfabete) – Chiusura Fuori Concorso

Ximena vive sola per mantenere il proprio analfabetismo segreto. Jackeline, insegnante disoccupata, si offre di leggerle le notizie della giornata. Vorrebbe anche insegnarle a leggere ma la cosa sembra impossibile fino a quando non trova una lettera che Ximena ha ricevuto dal padre prima che questo l’abbandonasse. Il mistero di questa lettera creerà tra le due donne un rapporto molto intenso in cui i ruoli spesso risulteranno invertiti.

Una donna e un universo di segni misteriosi. Li vede ovunque, stampati su libri, giornali e cartelli stradali. Persino sui muri, a caratteri cubitali. Ed è consapevole di essere tra i pochi a non saperli decifrare, perché lei, Ximena, è analfabeta. Ha deciso di restare tale praticando una scuola “alternativa”, fatta di immagini, suoni, sapori, sensazioni e solitudine. Perché mettersi in gioco nel dialogo con una giovane letterata ma inesperta della vita e scoprire una verità che potrebbe ferirla? È forse questa la domanda che ha spinto il giovane mago-filmmaker Moisés Sepúlveda ad esplorare l’immacolato regno di queste due donne, diversamente magnifiche, il cui scambio di “saperi” offre la reciproca occasione di una nuova visione del mondo. Già pièce acclamata sui palcoscenici in patria per la firma di Pablo Paredes, Las Analfabetas mette in campo i grandi temi esistenziali tradotti in levità da commedia. Protagoniste assolute, anche nella versione teatrale, la giovane Valentina Muhr e soprattutto Paulina García, star cilena e non solo grazie al trionfo berlinese di Gloria per il quale si è aggiudicata l’Orso d’argento lo scorso febbraio.

Moisés Sepúlveda nasce nel 1984 e si laurea alla Arcis University di Santiago in regia e sceneggiatura. In parallelo agli studi, ha lavorato per dieci anni come prestigiatore professionista, partecipando a diversi convegni nazionali e internazionali. Ha scritto e diretto video musicali, corti e serie tv. Sta lavorando al suo secondo film Sed, la historia detrás del fraude. Las analfabetas è la sua opera prima.

Note critiche di Mariella Cruciani

Il valore delle parole, l’importanza della cultura, nelle sue forme più ampie, tema già presente ne L’arte della felicità, torna anche in Las analfabetas, opera prima del cileno Moisés Sepulveda. Il film è tratto da un lavoro teatrale di Pablo Paredes ed è interpretato dalle stesse attrici protagoniste della pièce. In proposito, il regista ha dichiarato: “E’ il mio primo lungometraggio ed è anche la prima sceneggiatura cinematografica per Pablo Paredes. Nessuno dei due sapeva bene come fare. Adattare la storia dal teatro al cinema è stato un lavoro che abbiamo imparato lungo la strada, attraverso la scrittura, le riprese, il montaggio, la ri-scrittura, tornare a girare e montare nuovamente. Las analfabetas è un film che ha trovato la forma definitiva solo alla fine del processo”. E, riguardo al lavoro con le attrici, ha precisato: “Entrambe avevano avuto il tempo di farsi molte domande sul testo, sui conflitti e le risoluzioni che conteneva: sono due donne realmente combattive ed intelligenti e mi hanno fatto capire molte cose utili per il film”. La pellicola mostra l’incontro, o meglio, lo scontro tra due personaggi femminili diversissimi per età, temperamento, attitudini: Ximena ( Paulina Garcia di Gloria, Orso d’Oro a Berlino), cinquantenne analfabeta bizzarra e caparbia che nasconde con l’aggressività la sua solitudine e i suoi complessi e Jackeline (Valentina Muhr), giovane insegnante intrappolata in un sapere convenzionale che non l’aiuta a vivere. La mdp di Sepulveda osserva, con semplici inquadrature, primi piani e campi totali, le dinamiche esplosive tra i due personaggi per dimostrare che esistono diversi tipi di analfabetismo (affettivo, creativo, sociale…) e che non saper leggere è solo uno di questi. Volti e corpi delle attrici sono protagonisti assoluti di quest’opera semplice e commovente che raggiunge la massima intensità emotiva nel finale quando Ximena riesce, finalmente, a decifrare ciò che ha conservato come unico tesoro fin dall’infanzia: la lettera lasciata dal padre prima che la abbandonasse. Quando, sotto lo sguardo partecipe di Jackeline, la scorbutica protagonista sillaba faticosamente i contenuti che riassumono la sua vita (un padre scomparso, una promessa di ritorno mai onorata), il cambiamento è già avvenuto: lo scambio di saperi reciproco ha offerto alle due donne la possibilità di abbracciare una nuova visione del mondo e di trasformare, in meglio, la vita.

(Mariella Cruciani)


di Redazione
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