Hora Proelefsis

Salonicco. Stergios, ragazzo ombroso e tormentato, compie 27 anni. La madre Gena resta a casa consumata nella sua solitudine; il fratello Thanos, di ritorno dopo molti anni, è rimasto imbottigliato nel traffico di Atene, assieme allo zio Antonis, a causa di una manifestazione contro il governo per la crisi economica che attanaglia il Paese; lo zio Nikitas terrà una lezione d’arte all’università; la zia Stella, che ha cresciuto per tanti anni Thanos, insegna letteratura ai ragazzi; la cugina Anna raggiunge gli studi di un’emittente televisiva dove lavora. Nell’arco di questa giornata apparentemente normale, Stergios e i suoi parenti faranno i conti con il loro passato finendo col misurarsi anche con quello della Grecia degli ultimi trent’anni.

La terra madre, come la propria famiglia, lascia spesso una pesante eredità alle nuove generazioni. La libertà, conquistata col sangue dell’indipendenza e delle rivolte contro la dittatura militare, va difesa anche in tempi di democrazia privilegiando la verità e la trasparenza alla menzogna e al raggiro, la correttezza alla corruzione, la sincerità dei rapporti affettivi alle ambiguità dei ruoli parentali. In un serratissimo confronto tra la Grecia di oggi e quella costruita negli ultimi tre decenni all’indomani della riconquista della democrazia, si snoda il racconto di una famiglia con i suoi conflitti generazionali e i suoi punti oscuri ai limiti dell’incesto. Punto dolente comune tra la vita privata e quella pubblica è il fenomeno dell’adozione di bambini all’interno di uno stesso gruppo di parenti, zii con nipoti per esempio, molto diffuso negli anni Ottanta. Un montaggio vertiginoso mette in sequenza alternata momenti del passato con quanto accade nel presente, senza mai creare una cesura narrativa, mentre la forza delle riprese si amalgama perfettamente alle immagini di repertorio. Perfino le fotografie di un tempo riescono a miscelarsi organicamente a scatti di un reportage contemporaneo. Inesorabilmente emergeranno le colpe dei padri abbattutesi su figli dalle spalle troppo deboli. Non ci sarà scampo né per le vittime né per gli aggressori in questo film che non dà tregua neanche allo spettatore in un crescendo che si rivelerà tanto più tragico quanto più ci si è allontanati dalla realtà.

Syllas Tzoumerkas, nato a Salonicco nel 1978, si è diplomato in studi teatrali, recitazione e regia cinematografica all’Università di Atene, alla Stavrakos Hellenic Cinema and Television School, e all’Instituut Media en Re/presentatie dell’Università di Utrecht e a New York. Ha diretto show ed episodi di serie televisive. Il suo primo cortometraggio, The Devouring Eyes (2000) ha partecipato in competizione a Cinéfondation del Festival di Cannes del 2001 e ha vinto il premio della giuria a Karlovy Vary; il secondo, Rain (2002) si è aggiudicato lo Short Film State Award.


di Redazione
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