Hoard

La recensione di Hoard, di Luna Carmoon, a cura di Anna Di Martino.

Hoard

In voce off una figlia parla del rapporto con la madre, un rapporto ancestrale che va al di là del legame parentale, per introdurci alle prime immagini del film dove una bambina e sua mamma rovistano nei bidoni della spazzatura per prendere oggetti e cose da portare a casa. Maria ha una madre accumulatrice compulsiva, una madre sicuramente originale che la fa vivere in una casa da incubo, dove ogni centimetro è occupato da oggetti. La ragazzina anche a scuola si sente diversa e, stanca di questa diversità, un giorno urla alla madre “odio ciò che siamo”. Ma l’odio è l’altra faccia dell’attrazione e piuttosto che staccarsi dal mondo della madre, preferisce allontanarsi dalla scuola e dalla normalità.

Un giorno la madre viene sommersa da ciò che ha accumulato e rimane schiacciata sotto mobili e oggetti vari. Maria chiama soccorsi e arriva la polizia che, vista la situazione che c’è in casa, accompagna la ragazza presso la casa di Michelle che la accoglie e la adotta. Dopo 10 anni Maria vive con Michelle, ha un’amica di origine kurde, sembra essere tranquilla, come può esserlo un’adolescente, ma a turbare la pace, oltre alle ceneri della madre che le vengono recapitate, inizia una complicità con Michael, un ragazzo accolto momentaneamente da Michelle. La complicità tra Maria e Michael, che lavora nella nettezza urbana, diventa sempre più stretto, i due si provocano a vicenda fino a cadere l’uno nelle braccia dell’altro. Queste tensioni portano Maria a rivivere il passato e a comportarsi come avrebbe fatto la madre.

Con il suo primo film la giovane regista e sceneggiatrice inglese Luna Carmoon (1997) ci invita a riflettere sui legami familiari e in particolare sul rapporto tra madre e figlia, un legame indissolubile, che rimane per tutta la vita e che agisce come imprinting per il futuro. La regista contrappone la figura della madre di Maria, accaparratrice di cose, con Michelle, che accumula persone, affetti, gente intorno a sé, in modo più sano e positivo, ma che evidenzia comunque la ricerca di entrambe di riempire dei vuoti. Una sfida non semplice quella di Carmoon che ha cercato, con una certa sensibilità e con coraggio, di affrontare tanti temi, come la perdita, i legami di amore e amicizia, riuscendo a restituire al pubblico i suoi dubbi e le sue paure.


di Anna Di Martino
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