Arance & martello – Film di chiusura Fuori Concorso
Arance e martello è un film ‘storico’, in ‘costume’, ambientato nella calda estate del 2011; tre anni fa, nel pieno del potere berlusconiano. La vita di un tranquillo e ordinario mercato rionale è stravolta dalla notizia della sua chiusura da parte del Comune. L’unica realtà politica a cui rivolgersi è una sezione del PD, separata dal mercato e dal mondo da un muro di cemento eretto per permettere i lavori della metropolitana. Da quel momento si vivrà una giornata unica, paradossale, comica e drammatica, nel quale tutto si consuma e tutto diventa paradigma satirico della storia recente del nostro Paese.
Fa’ la cosa giusta a via Orvieto, San Giovanni, Roma. Come nel film di Spike Lee, apertamente e allegramente citato da Diego “Zoro” Bianchi nel suo Arance e martello, anche qui la cosa giusta da fare è complicata dalla mescolanza di una umanità varia e multietnica, la cui convivenza nel mercato rionale che il Comune vuole chiudere, fa venire a galla razzismi più o meno consapevoli, contrapposizioni politiche più o meno mature. Ne risulta un film divertente, dove la commistione di linguaggi – quello abituale satirico-televisivo del videomaker-blogger-giornalista e quello più cinematografico del genere popolare per eccellenza, la commedia – genera una non banale rilettura della storia recente del nostro Paese.
Diego Bianchi, conosciuto come Zoro, ha aperto nel 2003 il suo blog di opinionistica saltuaria. Dal 2008 al 2011 firma i video della serie Tolleranza Zoro, dapprima visionabili su Youtube, poi andati in onda su Raitre e La7. Ha diretto i documentari Finale di partita (2011) e Anno Zoro – Finale di partita 2012 (2013). Ha pubblicato, in collaborazione con Simone Conte, il libro Kansas City. La Roma di Luis Enrique. Cronache tifose di una revoluciòn complicata (2012). Ha curato la rubrica “La posta di Zoro” per Il riformista e il blog “La7 di Zoro” sul sito de La7. Attualmente firma la rubrica “Il sogno di Zoro” per il Venerdì di Repubblica. Dal marzo 2013 va in onda su Raitre con Gazebo, di cui è autore e conduttore.
NOTE CRITICHE di Mariella Cruciani
L’esordio cinematografico del blogger e giornalista, ora conduttore televisivo, Diego “Zoro” Bianchi è una commedia sgangherata e divertente che non racconta l’Italia di Renzi ma che esplora la stagione politica che l’ha preparata, con il mercato del film che diviene la metafora della distanza e dell’incomprensione tra il paese reale e la politica, non quella dei segretari di partito ma quella fatta per passione dalla base. Siamo nel 2011 a Roma, nel quartiere San Giovanni: radio Carbonara Sushi Station comunica che il Comune ha deliberato di chiudere il mercato rionale, gettando nel panico l’umanità variegata e multietnica che vi lavora. I commercianti, arrabbiati e spaventati, chiedono aiuto alla sezione del PD, significativamente divisa dal mercato e dal mondo da una muraglia gialla che delimita i lavori della metropolitana.
Arance e martello non mostra, però, soltanto il popolo di sinistra ma anche l’altra parte politica, incarnata dal sindaco (Giorgio Tirabassi) e dall’assessore comunale al commercio Quattordicine. All’epoca, Grillo non c’era ancora ma elementi di “grillismo” sono presenti nelle risposte dei lavoratori del mercato, nel qualunquismo di “sono tutti uguali, tutti ladri”. Mescolando reportage in “finta diretta” e uso della videocamera alternato al punto di vista tradizionale, Bianchi realizza un affresco, esasperato ma verosimile, dell’Italia contemporanea. Attraverso una comicità paradossale, basata su battute e dialoghi, il film riflette, tra l’altro, su come sia cambiata la militanza politica : “ Una volta – ha detto il neo-regista- farsi portavoce di Berlinguer era un onore e una responsabilità, oggi non credo che tutti i segretari di sezione siano fan di Bersani o di Renzi… Una volta, c’erano molta più appartenenza e grandi amori, oggi il voto di sinistra è molto meno radicato”. Realizzata in cinque settimane, con un budget basso, con attori non conosciutissimi ma molto bravi e altri al loro debutto, l’opera prima di “Zoro” è un film, per certi versi, corale anche nella realizzazione. Ha spiegato Bianchi: “Il cinema è un ambiente gerarchico in cui il regista è un dio che può tutto. Io ho smussato quest’aspetto, cercando la partecipazione attiva degli attori. Per il resto ho fatto il mio solito mestiere. Io non ho delle risposte, sollevo domande”.
(Mariella Cruciani)
di Redazione