Scialla

La commedia agrodolce Scialla parte come descrizione simpatica e leggera di due generazioni, quella dell’ultracinquantenne Prof. Bruno Beltrame (ottimo Fabrizio Bentivoglio, un po’ ironico nella cadenza padovana) e quella del quindicenne Luca (nuova buona proposta, Filippo Scicchitano), che il destino unisce dapprima sul tavolo domestico delle ripetizioni private di latino; psicologie interessanti entrambe, svogliati, l’uno per una sciatteria da pensionato, l’altro per la distrazione tipica del disimpegnato, perennemente insofferente a ogni imposizione, specie quella scolastica. La vita riserva però una sorpresa (complice l’ingresso in scena della madre di Luca) che vedrà maturare entro lo stesso spazio domestico un nuovo rapporto padre-figlio con annessi e connessi tutti i problemi relativi. Spalla interpretativa di Bentivoglio è Barbora Bobulova, nel ruolo riuscito di ex pornostar Tina in cerca di una dignitosa reputazione, che passa per i tasti del pianoforte chopiniano come per le pagine della biografia. Per caratterizzare i personaggi, Bruni opta per l’adozione di un linguaggio colorito: in particolare, rispettivamente il gergo giovanile romanesco (di cui è esempio il “Scialla” del titolo) per Luca, una serie di conoscenze culturali letterarie per il professore. In realtà, si rivelano superficiali e poco credibili le pennellate con cui si vorrebbe ritrarre la psicologia dei quindicenni, benché perfettamente inquadrabili entro le note dal ritmo assilante della colonna sonora (uscita in cd e sul mercato digitale lo stesso 18.11) del rapper romano Amir e dei tre giovani musicisti abruzzesi (Marco Pistella, Paolo Catoni e Francesco Rigon) della Caesar Productions. Decisamente meglio riuscita la resa della maestra frustrata (ma non troppo!) come della ex diva hard, come anche, perché no, del curioso boss che si scioglie al ricordo di Pasolini, trova un riscatto letterario, ma poi finisce con il rituffarsi entro le logiche di mercato alla prima occasione.

Una sequenza di declinazioni latine e di spiegazioni di epica creano un credibile spaccato di collisione generazionale tra acculturati e difficilmente acculturabili, che trovano conferme e riflessi a scuola, e un’enfatica ricomposizione nella figura plastica di Enea con il padre Anchise, riproposta in versione contemporanea; anche se la vera palestra di vita sarà non la classe bensì l’avventura vertiginosa e irta di pericoli della strada, a contatto con spacciatori e boss. La seconda e definitiva svolta del loro ménage a due avviene del momento di maggiore rischio, quando sarà proprio la cultura a mettere in salvo i protagonisti, padre e figlio, con un riscatto che risolverà ogni dissidio. Una morale forte, reazionaria, che propone il revival di Iliade e liceo classico come soluzione alle insoddisfazioni, tanto familiari, quanto scolastiche, quanto in definitiva anche sociali; morale che, sì, può apparire a qualcuno fuori luogo nel contesto di una commedia leggera, ma che dà consistenza e contenuto al film stesso, riempiendo i personaggi di una indefinibile sostanza, al di là delle righe della trama stessa.

TRAMA

Il professor Bruno Beltrame incontra il giovane Luca, a cui da ripetizione private di latino. Entrambi non hanno una grandissima voglia di lavorare/studiare. Eppure, il loro rapporto nel corso del tempo si trasformerà in qualcosa di più solido a livello umano


di Redazione
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