Sangue pazzo

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sangue_pazzo-monica_bellucciCos’è Sangue pazzo? E’ una storia d’amore: due uomini amano la stessa donna, lei non sa scegliere, i due combattono, uno da una parte, uno dall’altra; alla fine arrivano i nostri e il cattivo muore. Così Osvaldo Valenti (Luca Zingaretti) in persona dice alla ragazzina che gli chiede notizie del suo film. La risposta che dà alla stessa domanda postagli dal Direttore Generale per la Cinematografia è, invece, la seguente: “E’ la mia merda. Quello che i filmetti prudenti e conformisti non mostrano mai: c’è chi, come me, prova una certa voluttà nel degradarsi”. Il film di Giordana è, in effetti, tutte e due le cose insieme, e tanto altro ancora: se la passione amorosa e un compiacimento quasi fassbinderiano nello sprofondare nel vizio caratterizzano la prima parte, forse troppo lunga, della pellicola , successivamente prendono corpo temi cruciali quali l’impegno politico, la responsabilità individuale, il labile confine tra scelta consapevole e caso. Giordana, del resto, si era già occupato di un eroe negativo, di un fascista, raccontato, però con partecipazione e pietas nel film per la tv Notti e nebbie (1983). In proposito, aveva dichiarato: “Mi ha sempre appassionato quel periodo; più che dalle parti de Il conformista, mi sentivo dalle parti di Lacombe Lucine o di Tiro al piccione.”Anche la replica di Valenti alla ragazzina che riconosce nella trama di “Sangue pazzo” la lotta tra il bene e il male, va in questa direzione: “Il bene e il male? Troppo facile, tutti e due i personaggi sono il bene e il male”. È chiaro che fermandosi ad una lettura “politica” del film, si possa trovare di che obiettare, ma non è questa l’intenzione di Giordana: il suo non è un cinema a tesi. Al contrario, il cinema è per il regista di La meglio gioventù la dimostrazione dell’impraticabilità dell’ideologia: se il cinema, come diceva Bazin, apre la finestra sul mondo, l’ideologia, per lui, la chiude o la restringe. Per un politico viene, prima di tutto, la politica ma per un regista viene prima il Cinema e Sangue pazzo è coerente con questa impostazione: ciò che emerge, alla fine, dalle macerie della guerra e della Storia è, simbolicamente, la pellicola, gelosamente conservata e tratta in salvo da Valenti e dalla sua compagna Luisa Ferida (Monica Bellucci).
Infine, un’ultima notazione: nelle opere precedenti di Giordana, si era in presenza di una coppia maschile, solitamente di fratelli (vd. La meglio gioventù o I cento passi), legati tra di loro in una sorta di simbiosi omoerotica. Sangue pazzo costituisce, psicologicamente parlando, un decisivo passo in avanti: questa volta, i due protagonisti (Valenti e il regista Golfiero interpretato da Alessio Boni) lottano per una donna. In altre parole, come sempre accade per i veri artisti, anche per Giordana ogni opera è un tassello in più nel faticoso cammino che ogni essere umano compie per diventare persona consapevole, autonoma, matura. In questo senso, anche taluni eccessi o imperfezioni del film trovano una loro giustificazione: Sangue pazzo è, probabilmente, un film di passaggio, di transizione, un po’ come, a suo tempo, è stato “Diavolo in corpo” per Bellocchio. Non è mai facile per un autore trovare immagini nuove, ma è questo il suo dovere e il suo impegno.


di Mariella Cruciani
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