Samba

Eric Toledano e Olivier Nakache si dimostrano ancora una volta coppia vincente nell’ambito del cinema d’oltralpe. Dopo il grande successo ottenuto da Quasi amici – Intouchables (Intouchables, 2011) propongono un’altra commedia dal sapore raffinato e melodrammatico. Confermano il bravissimo Omar Sy, aggiungono una Charlotte Gainsbourg che finalmente sorride, e raccontano un’ulteriore storia di disagio dove il protagonista è un extracomunitario. La magia, però, non avviene e ci si deve accontentare di un buon film che mai entusiasma, non è mai politicamente scorretto e non riesce a buttare un sasso nello stagno del falso perbenismo (che ufficialmente depreca il dramma dei sans papier ma che nulla fa per trovare soluzioni).

Tratto dal romanzo omonimo di Delphine Coulin, la sceneggiatura riduce ogni cosa a storie raccontate con toni da commedia, poco preoccupandosi di costruire situazioni capaci di reggere con logica ed interesse le problematiche dei vari personaggi.

Sembra quasi che Eric Toledano e Olivier Nakache non vogliano rischiare, che pensino unicamente al box office. Oltretutto, è un vero peccato che i vari personaggi non si esprimano, oltreché nella lingua ufficiale del film – da noi l’italiano – in inglese, portoghese, russo, serbo ed arabo come nell’edizione francese; in questa maniera si perdono anche vari momenti di diversità che si trasformano in occasione per essere più uniti tra persone che vivono gli stessi problemi.

Il rapporto tra un clandestino che vive in Francia da dieci anni e la manager di successo in crisi che lavora per un periodo nei servizi sociali poteva svilupparsi in maniera maggiormente interesse, non avendo paura di sporcarsi le mani con temi che accomunano un po’ tutto il mondo occidentale.

Apparentemente dissimile è il tipo di equilibrio cercato dai due cineasti tra questo ed il precedente film: qui il disagio tra donna che non sa più accettarsi ed extracomunitario che non accetta di essere considerato irregolare pur lavorando alla luce del sole, in Quasi amici il rapporto del uomo di successo paraplegico che si mette tutti contro per avere scelto come suo badante un uomo incolto e incapace di fare il proprio lavoro.

In realtà, in ambedue i casi è l’uomo umile ad essere più saggio ed utile al suo compagno di sventura, ed è col suo aiuto che l’altra persona ottiene serenità. I protagonisti dei due film sono differenti per etnia, posizione all’interno della società ma entrambi possono definirsi emarginati e privi di veri affetti. Del resto, è comprensibile che si sia tentato di ripetere il successo del precedente che solo in Francia era stato visto al cinema da oltre venti milioni di spettatori. Purtroppo, qui tutto sembra fatto più di mestiere, manca il cuore, mancano le vere emozioni.

Samba non ha il vigore del precedente, la sua vis drammatica: si limita ad avere una specie di happy end che accontenta lo spettatore più superficiale scontentando chi non capisce per quale ragione i temi citati non vengano in realtà sviluppati. Samba è il nome del protagonista e la sceneggiatura, in momenti privi di idee, gioca anche sulla possibilità di usarlo per creare epidermiche risate legate alla confusione che può causare pensando alla danza brasiliana.

Con grande piacere si gode l’interpretazione di Charlotte Gainsbourg che vive all’interno di un personaggio complesso a cui riesce a fare respirare le atmosfere della commedia più leggera. Finalmente sorride e i suoi problemi esistenziali sono più da persona normale: non accetta se stessa ed il lavoro che fa, si innamora come una collegiale del uomo con cui avrebbe dovuto avere un rapporto ben più distaccato.

Il trentasettenne Omar Sy, utilizzato anche in film di respiro internazionale quale X-Men – Giorni di un futuro passato (X-Men: Days of Future Past, 2014) di Bryan Singer, da 15 anni lavora intensamente per televisione e cinema anche come sceneggiatore.

Ha avuto la fortuna di essere stato scelto da Eric Toledano e Olivier Nakache, e ora è divenuto uno degli interpreti d’oltralpe più richiesti anche all’estero: lo vedremo a inizio giugno in Jurassic World di Colin Trevorrow e a novembre in Adam Jones di John Wells. Sta ancora girando un film molto atteso, Chocolat di Roschdy Zem, che racconta la storia di questo clown, primo artista del circo di colore in Francia, che aveva ottenuto un grande successo alla fine del diciannovesimo secolo. Sy ha un viso dolce e duro, un’espressività che gli permette di raccontare, senza l’uso dei dialoghi, storie complesse. Se non si lascerà troppo condizionare dalle offerte che gli arrivano da oltreoceano, sicuramente sarà un attore da cui avremo molte soddisfazioni.

Particolarmente interessante la prova del trentaquattrenne Tahar Rahim, visto recentemente da noi come protagonista del drammatico Il padre (The cut, 2014) di Fatih Akin e della commedia Un amico molto speciale (Le père Noël, 2014).

E’ l’amico di Samba, l’uomo che ne condivide gioie e dolori, lui stesso sans papier che si fa passare per brasiliano perché ritiene sia più facile che non presentarsi come arabo. Bravo, misurato, capace di fare sorridere ma anche di vivere temi drammatici con una recitazione gradevole e mai sopra le righe.

TRAMA

Samba è un senegalese clandestino che vive in Francia da 10 anni e colleziona lavoretti per sopravvivere, Alice è dirigente d’azienda che dopo un crollo psico-fisico da stress decide di capire qualcosa di se stessa. Lui tenta tutte le strade per la regolarizzazione incredulo per questa ingiustizia, lei cerca di iniziare una vita che le possa piacere di più provando per alcuni mesi il volontariato in un’associazione che si occupa prevalentemente di clandestini. I loro destini si incrociano durante un colloquio avvenuto all’associazione in una storia che potrebbe forse fare loro conoscere la felicità.


di Redazione
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