Revenant – Redivivo
L’inizio è costruito con i giusti ritmi: uno scontro tra i trapper – cacciatori di pellicce – ed i nativi, in cui questi ultimi utilizzano le tecniche di combattimento ereditate dai loro antenati riuscendo a nascondersi agli occhi dei malcapitati che cadono uno dopo l’altro colpiti dalle frecce. L’urlo suona come un “non li vedo” che racconta della loro paura e della certezza quasi matematica di essere uccisi da un nemico invisibile. I sopravvissuti vengono ulteriormente falcidiati mentre cercano di mettere in salvo il bottino composto da pellicce che hanno un grosso mercato e che li potrebbero fare divenire ricchi. Ma l’ingordigia per molti di loro risulta fatale.
La macchina da presa segue ad altezza uomo le continue lotte all’ultimo sangue, attraverso il bosco e verso il battello che dovrebbe portare i superstiti in salvo. L’obiettivo si bagna ed emoziona creando immagini sporche in cui si delinea il dramma di persone in una terra lontana dalle proprie famiglie che sanno di dovere soccombere. Chi è in punto di morte pensa ai suoi cari che mai più rivedrà, chi riceve queste ultime parole è più interessato a salvarsi che non a compiere atti di misericordia. Vengono abbattuti i cavalli, si cerca di capire come controbattere avversari fin troppo sottovalutati che, dopo avere eliminato il rischio di essere uccisi loro stessi, raccolgono le insanguinate pellicce che commerceranno coi francesi scambiandole con cavalli.
Iñárritu ci trasporta in pochi minuti nell’atmosfera di un film drammatico in cui chi non muore lo fa a scapito di altri che subiscono questa sorte. Un duello, soprattutto nei primi minuti, continuo in cui abilità e fortuna aiutano a non soccombere di fronte a sempre nuovi avversari ma anche davanti a un clima difficile da sopportare.
Glass, il protagonista di questa storia basata su vicende autentiche, ha il volto del sofferto Di Caprio, il quale offre una prova magistrale a cominciare dalla scena in cui viene assalito da una orsa mentre cerca di tracciare una via sicura per il rientro al Forte dei suoi compagni da lui convinti ad abbandonare l’imbarcazione mentre solcava il fiume assediato dai nativi.
Viene sbattuto a destra e manca da questa madre forte per natura e resa ancora più pericolosa dal volere difendere il suo cucciolo che rischia di essere abbattuto dall’uomo: è una scena a forti tinte, in un crescendo di tensione e violenza che non lascia indifferenti.
Ma la violenza vera la subisce da Fitzgerald, un compagno a cui è affidato dal Capitano Andrew Henry perché stia con lui fino al momento della morte e poi gli dia una degna sepoltura: in tutte le maniere cerca di accelerare i tempi della dipartita e gli uccide anche il giovane figlio meticcio.
Bello il personaggio di questo ragazzo che si esprime nella lingua dei suoi padri, che Glass ama profondamente, che ha salvato da un massacro quando era piccolo: vivono l’uno per l’altro e affrontano assieme i drammi della vita supportandosi. Padre dolcissimo e deciso, cerca di fare il meglio per fargli avere un futuro, per evitargli una vita di sofferenze come la sua.
Alejandro González Iñárritu è autore di grande valore che ci ha donato film sempre difficili in cui la violenza delle immagini si coniugava con quella di vicende umane difficili da vivere da Amores perros (2000) a 21 grammi – Il peso dell’anima (21 Grams, 2003), Babel (2006) a Biutiful (2010).
Iñárritu, a volte, impiega anni per meglio studiare ogni progetto, per realizzare film che sono in grado di essere ricordati per molti anni, per essere convinto e poi convincere i produttori della fattibilità di un suo progetto. In questa occasione, è stato lui ad essere cercato dai proprietari dei diritti del libro di Michael Punke, comperati nel 2001 dal produttore Akiva Goldsman prima che uscisse nelle librerie. Inizialmente, era stata scritta una sceneggiatura da Dave Rabe con la regia affidata a Park Chan-wook e Samuel L. Jackson come protagonista. Il progetto è stato abbandonato fino al 2010 quando Mark L. Smith scrisse una nuova sceneggiatura inizialmente affidata a John Hillcoat, il quale rinunciò dopo pochi mesi.
Nel 2011 ha firmato l’autore messicano che, accettando di lavorare per la New Regency, ha provocato nel 2012 l’ulteriore sospensione del progetto portato al 2015 poiché l’anno precedente ha realizzato quel Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza) che ha vinto quattro Oscar, compreso quello per la regia e per la fotografia.
Iñárritu per realizzare questo ulteriore film, ha riconfermato nella fotografia Emmanuel Lubezki, da molti considerato coautore di entrambi i titoli. Splendidi piani-sequenza, l’utilizzo della macchina da presa in maniera invasiva e che non da tregua agli attori con primi piani devastanti, è parte importante della cifra narrativa di Revenant. A questo vanno aggiunti gli effetti speciali da autore firmati da Richard McBride e le belle musiche che sottolineano con dolore ed efficacia le immagini: il giapponese Ryuichi Sakamoto ha realizzato una splendida sinfonia, Carsten Nicolai (col nome di Alva Noto) assieme a Bryce Denner ha composto il resto di questo tappeto sonoro su cui si poggia un film che non può lasciare indifferenti.
La sceneggiatura suddivide la storia raccontata in quattro parti principali che si intersecano tra loro: L’Odissea di Glass nel duro inverno del West martoriato dalle ferite e senza armi per potersi difendere o cacciare, il percorso parallelo compiuto da Fitzgerald e dal giovane Bridger dopo averlo abbandonato morente, il ritorno a Fort Kahowa dei suoi compagni di caccia, e l’inseguimento da parte dei Pawnee anche alla ricerca di Powac, figlia di uno dei capi. Questa scelta rende molto fluido e interessante lo sviluppo, tenendo in assoluta tensione per i suoi 156 minuti.
Leonardo Di Caprio vive da dentro il personaggio soffrendo assieme a lui, Tom Hardy è spregevole al punto giusto, il ventiduenne inglese Will Poulter è molto bravo come ingenuo compagno di Fitzgerald, straordinario il debutto nel cinema di Forrest Goodluck convincente quale figlio meticcio di Glass.
Il film è stato insignito di tre Golden Globe, e di quelli che contano: miglior film drammatico, miglior regia, miglior attore a Leonardo DiCaprio. Ha anche ricevuto la Nomination a 12 Oscar e avrebbe tutte le carte per vincere molto.
di Redazione