Reptile

La recensione di Reptile, di Grant Singer, a cura di Guido Reverdito.

Un’agente immobiliare viene trovata morta accoltellata in modo barbaro in casa propria. A essere sospettati sono in molti (dall’algido compagno del momento all’ex-marito spacciatore strafatto). Ma alla fine ciò che conta non è l’arresto del reale assassino, quanto piuttosto la scoperta di un gorgo di corruzione e malaffare in cui da anni vortica un pugno di irreprensibili solo in apparenza tali.

Perché tutto è solo ciò che sembra in questo crime thriller sospeso tra atmosfere alla True Detective e strizzatine d’occhi all’hard-boiled di razza dei lontani anni ’40. E per capire dove si celi la verità nel fitto reticolato di false piste e illusioni ottiche occorre che chi la cerca guardi il quadro da una prospettiva del tutto diversa. Cambiando pelle come fanno i rettili (di qui la ragione del titolo altrimenti criptico quanto basta per intrigare e dare un senso a una delle scene iniziali del film).

Ed è appunto ciò che fa Benicio del Toro nei panni dell’investigatore chiamato a risolvere il caso: sciupato e dal misterioso passato come i dettami del genere impongono, l’attore e produttore portoricano premio Oscar per Traffic (qui anche produttore esecutivo e co-autore della sceneggiatura) cerca di dare un senso al groviglio di specchietti per le allodole che costellano la sua indagine, scoprendo solo nel finale a sorpresa di aver trascorso una vita in una tana di serpenti scambiati troppo a lungo per amici e colleghi.

Reptile – presentato fuori concorso al festival di Toronto e disponibile su Netflix – segna l’esordio alla regia di Grant Singer, trentottenne californiano noto soprattutto come autore di videoclip per super star del pop internazionale quali Taylor Swift, The Weekend, Sam Smith, Lorde, Camila Cabello per citarne solo alcuni. Uno scafato mestierante del settore che in questa sua opera prima dimostra di avere dimestichezza con la gestione dell’immagine, ma meno con la scrittura in un film fin troppo denso il cui intrico di vicende parallele risolte nelle ultime sequenze avrebbe avuto (e forse avrà) ben altro impatto se diluito nei tempi di una serie TV.


di Guido Reverdito
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