Pranzo di Ferragosto

pranzo-di-ferragosto-1

pranzo-di-ferragosto-1Presentato nella Settimana Internazionale della Critica e vincitore di molti premi, tra cui quello ufficiale di migliore opera prima tra le oltre venti inserite nel programma dell’ultima Mostra del cinema di Venezia, Pranzo di ferragosto è il film d’esordio di Gianni Di Gregorio, già sceneggiatore e aiuto regista di Matteo Garrone, il quale, a sua volta, ha esordito come produttore proprio per consentire la realizzazione di questo film. Con un piccolo budget e con attrici non professioniste ma sorprendentemente brave, Pranzo di ferragosto racconta come Gianni, un maturo signore (interpretato ottimamente dallo stesso regista) che vive a Roma insieme all’eccentrica madre, si ritrova inaspettatamente, in pieno Ferragosto, a fare da “badante” a quattro simpatiche, imprevedibili, vecchie signore. Tutto ha inizio quando l’amministratore del condominio, sapendolo in ristrettezze economiche, gli fa una bizzarra proposta, cioè di scontargli le onerose spese condominiali che da tempo non paga, a patto che ospiti sua madre per un paio di giorni. Il regista ha preso spunto da un’esperienza personale per costruire una sceneggiatura insieme semplice e perfetta. Di Gregorio aveva infatti ricevuto in passato un’analoga proposta, e ha ora voluto immaginare cosa sarebbe accaduto se l’avesse accettata, inventando intorno all’episodio originario altre vicende. E così Gianni insieme alla propria madre – stravagante e un po’ buffa signora dai modi affettati di nobile decaduta, che sa essere con lui dolcemente tirannica – si ritrova in casa, non solo la bizzosa madre dell’amministratore accompagnata da una sua parente, ma anche la madre, anch’essa molto in là con gli anni, di un suo carissimo amico medico che lo aveva appena visitato per un piccolo improvviso malore.

Diete differenziate, pillole per la pressione e la digestione, aspirine per la circolazione, liti per la televisione, fughe notturne, capricci e scaramucce, insofferenze e stravaganze, Gianni sopporta tutto, con un sorriso dolce e rassegnato, e con l’aiuto di molti bicchieri di vino. Ma il suo atteggiamento servizievole e la sua costante gentilezza, anche se appaiono spontanei, non sono del tutto disinteressati, poiché accetta, sia pure con qualche titubanza, la generosa offerta di denaro che al momento del commiato gli fanno le sue ospiti, vogliose di condividere ancora l’insolita compagnia, e di mangiare ancora bene… Con questa nota d’amarezza si conclude un film tutto brioso e frizzante, che pure tratta un tema difficile e abitualmente trascurato qual è quello della vecchiaia. Di Gregorio evita moralismi gratuiti, mette da parte ogni rappresentazione edulcorata dei buoni sentimenti, per narrare con delicatezza e misurata ironia una particolare realtà umana; una realtà che sembra farsi quasi automaticamente materia filmica davanti a una macchina da presa molto mobile che fotografa la segreta normalità dei personaggi scattando tutta una serie di istantanee rivelatrici di queste energiche e capricciose signore colte nei loro atteggiamenti più sinceri e spontanei. I loro ricordi e le loro malinconie, i loro desideri e i loro pensieri, la noia derivante da un tempo che scorre sempre uguale, e soprattutto la voglia mai sopita di non arrendersi alla monotonia preannunciata dal loro pur breve futuro, sono tutti nel film. De Gregorio ha uno sguardo insolitamente limpido, e racconta con un linguaggio di grande immediatezza una condizione esistenziale in cui tardive ribellioni si alternano a meste rassegnazioni e impeti generosi a piccole meschinità. Vivace e originale meditazione sulla sostanziale condizione di solitudine degli anziani, Pranzo di Ferragosto è un film agile e delizioso, dotato di una naturalezza quasi neorealistica nel raccontare le spigliate e divertenti protagoniste, le quali, con i loro atteggiamenti e con i dialoghi più volte improvvisati con mirabile scioltezza e vivacità di spirito, non sembrano neanche recitare ma semplicemente rivelarsi per quello che sono, quattro singolarissime, irresistibili vecchie signore.


di Arianna Pagliara
Condividi

di Arianna Pagliara
Condividi