Peter Pan & Wendy
La recensione di Peter Pan & Wendy, di David Lowery, a cura di Emanuele Di Nicola.

Cosa c’è dietro una grande storia? Chi era Peter prima di diventare Pan, chi è davvero il Capitan Uncino? David Lowery è un esperto di storytelling. D’altronde ha già frequentato l’archetipo della storia di fantasmi, rimettendola in scena in modo letterale, diretto e frontale: A ghost story. Ha adattato un poema cavalleresco inglese del quattordicesimo secolo in The Green Knight. E tutto sommato un esercizio sulle modalità di racconto era anche The Old Man & The Gun, canto del cigno di Robert Redford, che proprio sulla mitografia del personaggio intendeva ragionare, non limitandosi al semplice omaggio.
Ora il regista percorre il racconto di James Matthew Barrie disegnando un’ipotesi alternativa. La nuova strada si pone a metà tra il classico e la rilettura: inizia con il rapimento di Wendy, l’abduction da parte di Peter, che si lancia verso l’Isola che non c’è in un volo vertiginoso evocando perfino stralci del cinema di Jonathan Glazer. Ma, attenzione, Wendy e la sua famiglia conoscono la storia di Peter prima ancora di incontrarlo: c’è una consapevolezza alla base, quasi immanente, perché la favola è sempre dentro di noi.
Poi però, una volta giunti sull’Isola, l’archetipo viene messo in discussione. Il mito finisce in dubbio e Wendy chiede pirandellianamente chi siano davvero le pedine in gioco. Perché nell’epoca post-tutto non basta più la coazione a ripetere, il tradizionale scontro tra Peter e Uncino, bisogna guardare cosa c’è dietro, sotto e di lato: oltre il velo troviamo una questione di amicizia, un apologo sul restare bambini e sul tempo che passa spietato. L’Hook qui incarnato in Jude Law, alla fine, è un amante deluso.
La regia di Lowery certifica la definitiva virata nel fantastico, che a tratti si esalta nei momenti più spettacolari, nelle ghost ship, nei voli e nei tuffi, rallentando poi quando si concentra sull’arte di raccontare una storia intorno al fuoco. Partecipano alla riuscita l’inedita Trilly nera rimasta senza voce e soprattutto una Wendy che diventa finalmente protagonista, incidendo il suo nome accanto a Peter. Una grande storia funziona in ogni tempo e luogo, ed è lecito tradirla, ridirla, rifarla: se lasciamo l’Isola che non c’è da qualche parte non ce ne sarà un’altra. Ieri ghost story, oggi fairy tale.

di Emanuele Di Nicola