Passione critica
La recensione di Passione critica, di Simone Isola, Franco Montini e Patrizia Pistagnesi, a cura di Ignazio Senatore.
Ha un grande valore storico e culturale il documentario Passione critica, per la regia di Simone Isola, Franco Montini e Patrizia Pistagnesi, nato da un’idea di Cristiana Paternò, presidente del Sindacato Nazionale dei Critici Cinematografici Italiani (SNCCI). Un film che ripercorre in maniera appassionata le tappe del glorioso sindacato, fondato il 14 maggio 1971 da nove critici, Argentieri, Morandini, Torri e altri. Una scissione necessaria, consumata in quegli anni, che ha segnato una sostanziale differenza, ideologica e culturale, con la critica di tipo giornalistico.
Gli autori mescolano dei suggestivi materiali di repertorio, quasi tutti in bianco e nero, con le interviste ad alcuni critici che hanno legato il proprio nome al sindacato. Sfilano sullo schermo Cristiana Paternò, Pedro Armocida, Adriano Aprà, Piero Spila, Piera Detessis, Adriano De Grandis, Paolo Mereghetti, Fabio Ferzetti, Silvana Silvestri. Claudio Sestrieri, Alberto Anile e Anton Giulio Mancino. Dopo aver ricordato i presidenti che si sono succeduti negli anni (Giovanni Grazzini, Lino Miccichè, Paolo D’Agostini, Alberto Farassino, Bruno Torri e Franco Montini), non poteva mancare un riferimento alla “Settimana della Critica”, fiore all’occhiello del SNCCI, nata nell’ 84’, durante la presidenza Micciché, che si svolge durante la Mostra Internazionale dell’Arte Cinematografica di Venezia, kermesse dedicata alle opere prime, diretta negli anni, tra gli altri, da Francesco Di Pace, Giona A. Nazzaro e Beatrice Fiorentino.
Dopo aver accennato alla nascita nell’86’ della Rivista Cinecritica, Passione critica, mai nostalgico e celebrativo, mostra le interviste a diversi registi che raccontano i loro rapporti con chi, vestendo i panni del critico, (dal greco “crino”, giudicare) è chiamato a formulare un giudizio sulla loro opera. In maniera schietta, Montaldo dichiara che dopo le stroncature di Tiro al piccione, suo film d’esordio, i suoi rapporti con la critica sono compromessi. Più concilianti, invece, Ettore Scola, Bernardo Bertolucci, Luigi Comencini, Paolo Taviani, Marco Bellocchio, Paolo Virzì, Antonietta De Lillo, Sergio Corbucci e Daniele Vicari. Più battagliera Wilma Labate, mentre Gabriele Muccino sottolinea il livore di chi spesso, più che giudicare un suo film, lo attacca personalmente. Riconoscente verso i critici, infine, Liliana Cavani. Grazie alle recensioni favorevoli, infatti, Francesco, il suo film tv, fu invitato a Venezia e il suo magnifico e “scandaloso” Il portiere di notte, difeso a spada tratta.
Immancabili le riflessioni sul come sia cambiato nel tempo la figura del critico: da quello militante degli anni Settanta, che giudicava un film soprattutto per l’adesione del regista a una certa ideologia o a un credo politico, a quella attuale che, con la creazione di innumerevoli siti online, ha, in qualche modo, svilito e ridimensionato il ruolo. Ma qual è il compito del critico? Il loro giudizio, negativo o positivo, influenza davvero come un tempo il gusto del pubblico? I più sottolineano che dovrebbe fungere da ponte tra il regista e il pubblico e informare il lettore e guidarlo nel mare magnum delle produzioni cinematografiche. E se il Passione critica inizia in maniera sarcastica con la sulfurea affermazione di Carmelo Bene: “Se chiedi a una bambino, nessuno ti dice: da grande voglio fare il critico cinematografico” Carlo Vanzina, è ancora più tranchant e alla domanda dei suoi rapporti con i critici, senza esitazione, risponde: “Non me li caco”.
di Ignazio Senatore