Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo

Vendere l’anima al diavolo può avere i suoi pro e i suoi contro. Non sempre l’immortalità ci garantisce salvezza felicità eterna. E’ ciò che accade al Dottor Parnassus, piuttosto recidivo in tema di scommesse con Satana, arrivando perfino a conquistarsi la vita eterna. Ad un prezzo molto alto. La troupe bizzarra del “mago” gira per le strade di Londra su un carrozzone, dove vi è posizionato uno specchio molto particolare. Chi lo oltrepassa, finisce nel mondo misterioso ed infinito dell’immaginazione.
La potenza creativa dell’immagine, della fantasia, sconfinante a tratti nel grottesco, è da sempre una caratteristica fondante dell’arte cinematografica di Terry Gilliam, sin da “Monty Python” del 1974, fino ad arrivare a “Brazil” e “Le avventure del Barone di Munchausen”(opera non riuscita). In quest’ultimo lungometraggio (dedicato esplicitamente all’attore Heath Ledger, scomparso durante le riprese) il regista non mette certo da parte la sua dote stilistica. Lo fa, però, con un certo squilibrio tra la prima e la secondo parte del racconto. Inizialmente, infatti, racconta la storia di Parnassus in maniera dettagliata (sin dalle origini), di sua figlia Valentina e della scommessa fatta con il Diavolo. Tutto è giocato sui dialoghi, piuttosto singolari, con una leggera tensione narrativa. Le immagini visionarie si alternano raramente allo scorrere lineare, forse anche troppo, della storia. Sembra mancare un reale motivo di coinvolgimento per lo spettatore, come se non si arrivasse mai al vero punto di svolta. In una fase successiva, invece, avviene la vera “esplosione” dell’immaginazione, e il racconto si sviluppa in maniera più avvincente. Numerose persone riescono a trapassare finalmente la porta segreta dello specchio. Ecco allora che il contrasto tra realtà e sogno si fa più evidente ed emozionante. L’oscurità e le tenebre lasciano spazio a colline verdissime, con scarpe, collane, dolciumi di dimensioni giganti, cieli limpidissimi, di un azzurro quasi innaturale, teatri volanti. E poi, ancora, poliziotti che ballano in gonnella, contadine che si auto decapitano, fiumi con le tombe galleggianti di Lady Diana, Rodolfo Valentino, James Dean, palazzi che si frantumano e si tramutano in specchi, mongolfiere e montagne con volti umani. Un mondo onirico ed estremamente affascinante, all’interno del quale possono sognare anche gli spettatori.
Un “non-sense” fantastico e grottesco. Un caleidoscopio dai mille colori, rappresentato con spontaneità. Un’ambientazione che evoca vagamente quella de La leggenda del re pescatore. Altro aspetto importante riguarda senza dubbio l’attore Heath Ledger, nel ruolo di Tony, il giovane che subentra nella storia per salvare Valentina, la figlia di Parnassus, dal Demonio. Un personaggio misterioso, interpretato (purtroppo solo all’inizio) con grande potenza espressiva. Al suo posto, poi, arrivano Jhonny Depp, Colin Farrell e Jude Law, che contribuiscono a dare all’opera quel tocco surreale in più. Una scelta che, però, non esita a far trasparire leggere forzature sia sul piano formale che contenutistico. Da non sottovalutare, inoltre, l’interpretazione di Christopher Plummer e della giovane Lily Cole nei panni di Valentina.
Il film di Terry Gilliam, oltre a celebrare la potenza del sogno e della fantasia sulle difficoltà terrene, tende infine rappresentare una parodia relativa al significato dell’esistenza: il Dott. Parnassus incarna la debolezza e la superbia umana, il Diavolo (qui comicamente rappresentato in frac nero e bombetta) invece le tentazioni continue a cui la vita, quasi ogni, giorno ci sottopone.
di Redazione