Paranormal activity
Katie è tormentata, sin da quando era bambina, dalla presenza di un’entità che si manifesta soprattutto di notte. Rumori apparentemente “normali” ricominciano a terrorizzare di nuovo la giovane, a tal punto che il suo compagno Michah decide di filmare con una telecamera tutti i momenti della loro vita in casa per documentare la presenza effettiva di questa entità soprannaturale. Tutti quei fenomeni che inizialmente sembravano solo rappresentare delle fobie pregresse della ragazza, ora iniziano a manifestarsi con più frequenza ed insistenza: porte che si chiudono, respiri e lamenti provenienti dal nulla, rumori improvvisi nel cuore della notte. Ma non solo. Con il susseguirsi degli eventi terrificanti anche Katie non sarà più la stessa…
Paranormal Activity si inserisce nel genere “horror amatoriale low budget”, dopo The Blair Witch Project, Cloverfield, Rec e l’ultimo “Il quarto tipo”.
L’opera del regista israeliano Oren Peli sembrava, però, promettere un grandissimo sconvolgimento, superiore ai suoi “predecessori”, come annunciato molte volte dal trailer e dalla pubblicità. Vedendo il film viene spontaneo chiedersi se questo terrore tanto annunciato non sia stato solamente un’abile operazione di marketing. Paranormal Activity già prima di uscire nelle sale era diventato un vero e proprio “caso”cinematografico a tutti gli effetti. Non erano certo poche le aspettative (ma chi è abituato a questo genere di campagne promozionali, forse, qualche dubbio, già poteva averlo).
L’opera non manca di suscitare curiosità, specialmente per aver rappresentato, nel modo più amatoriale possibile, una storia sicuramente non nuova nel panorama cinematografico. Peccato che l’esperimento sia riuscito solo in parte. Le presenze dell’aldilà, i demoni, le possessioni e le manifestazioni notturne da sempre sono fonte di attrazione e di “fascino”, specialmente se tali elementi sono inseriti in opere girate con impostazione realistica, in modo che lo spettatore si senta completamente immedesimato nella vicenda.
In questo caso, i movimenti continui di macchina realizzati in maniera apparentemente dilettantesca, con spostamenti continui ed eccessivi, (ma che rendono bene l’idea), le quattro mura dell’appartamento come unico luogo in cui si svolgono i fatti (fino a trasmettere una sensazione claustrofobica), l’assenza della colonna sonora, sono elementi che aumentano ancora di più la percezione della “realtà”. L’aver sfruttato, inizialmente, i rumori notturni domestici come primo motivo di terrore costituisce un fatto di per sé interessante e curioso.
Peccato che poi Paranormal activity si perda alternando la suspence a vere e proprie stasi espressive e a brani noiosi. Il ripetersi di alcune sitiazioni finisce col rendere l’opera ridondante, specialmente nell’ultima parte, come i frequenti dialoghi di Kate e Micha, a volte inutili ed insignificanti, che si alternano alle ombre notturne e sospiri misteriosi. Lo spettatore finisce con l’abituarsi a tali manifestazioni, senza neanche troppo coinvolgimento. Ci si aspetta da un momento all’altro un colpo di scena che arriva soltanto alla fine quando, purtroppo, ogni aspettativa è ormai crollata.
di Elisabetta Monti