Nata per te
La recensione di Nata per te, di Fabio Mollo, a cura di Ignazio Senatore.
Luca (Pierluigi Gigante), gay e single, una vita dedicata al mondo dei disabili, ha una storia con Lorenzo (Alessandro Piavani). Luca vuole in affido un figlio, Lorenzo non regge all’idea, e tronca la relazione. Luca, che ha sempre ritenuto la disabilità una risorsa e non un handicap, chiede di avere in affido Alba, una neonata abbandonata alla nascita, affetta da Sindrome di Down. La giudice (Barbora Bobulova) si batte affinché la piccola possa crescere in una famiglia ma le numerose coppie contattate, si rifiutano di prenderla in affido. Luca incontra, per caso, Teresa (Teresa Saponangelo), un avvocata, anche lei single, madre di due gemelli che ha cresciuto da sola. Convinta che non esistono cittadini di serie A e di serie B, e che i diritti non vanno concessi ma sono d’appannaggio di tutti, Teresa sposa la lotta di Luca e convince la giudice ad affidare Alba dapprima, temporaneamente, e, poi, in via definitiva a Luca.
È un film necessario Nata per te di Fabio Mollo, nato dalla storia vera di Luca Trapanese, e ispirata al volume che lo stesso Trapanese ha scritto assieme e a Luca Mercadante. Nell’impaginare una storia tenera e mai malinconica, Mollo non scivola nel patetico, nè strizza l’occhio al film militante, ma lascia che le emozioni prendano il volo. Al centro c’è la vicenda umana di Luca, dilaniato da un irrinunciabile sogno nel cassetto: prendersi cura di un piccolo angelo, rifiutato da tutti, e farsi chiamare papà.
Mollo alterna la storia con dei flashback che mostrano il giovane Luca in compagnia di Paolo (Giuseppe Pirozzi), amico del cuore, morto giovanissimo per un melanoma. Alcune scene sono da incorniciare (i due ragazzi che sfrecciano su una moto e sognano poi di atterrare su Marte) ma non mancano i nei. Mollo sembra cedere alla tentazione di collezionare scene madri, alterna, scolasticamente, la vicenda con i flashback che mostrano il protagonista adolescente, e, soprattutto, lascia che la pellicola, che inizialmente ha il passo del thriller (riuscirà il nostro eroe a realizzare il suo sogno?), boccheggi e perda fluidità negli ultimi venti minuti. Troppo acerbo, inoltre, Gigante, che non tiene il passo di una straordinaria Saponangelo, in stato di grazia, di una pulsante Antonia Truppo, nei panni di un’infermiera del reparto neonatale, e di una misuratissima Bobulova.
Mollo s’affida a un efficace montaggio di Filippo Montemurro, e arricchisce la vicenda con Passione, magico brano cantato da Iaia Forte, madre di Luca, e da 9 maggio di Liberato. A fare da cornice a una vicenda sofferta, una Napoli incantevole e suggestiva, che, come la piccola Alba, ancora sonnecchiante, aspetta solo di far esplodere la voglia di vivere. Pur non essendo un film a tema, con i buoni da un lato e i cattivi dagli altri, Nata per te corre il rischio di non esser giudicato per il suo valore artistico, ma per la tematica che mette in campo. Schierati da un lato, ci saranno, infatti, chi é in sintonia con il protagonista e dall’altro chi ne prende emotivamente le distanze e, criticandole, non condivide la sua scelta e quella del giudice. Un film, insomma, che va visto con il cuore e non con il guinzaglio della ragione.
di Ignazio Senatore