Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali

Per tutta l’infanzia Jacob ha ascoltato rapito e affascinato i terrificanti e fantasiosi racconti del nonno Abraham. Quando l’anziano muore improvvisamente in circostanze più che misteriose, il nipote inizia a sospettare che le favole della buonanotte che ha ascoltato per anni non fossero soltanto il mero frutto della vivida immaginazione del nonno. Deciso a conoscere la verità nonostante sia arrivato a dubitare perfino del proprio raziocinio, il ragazzo si arma di coraggio e parte per il Galles; qui, su un’isola sperduta, tanti anni prima il nonno aveva trovato rifugio dalle persecuzioni naziste grazie all’accoglienza di Miss Peregrine, direttrice di un istituto per “bambini speciali”. Qualcuno di loro – raccontava Abraham al piccolo Jacob – aveva una forza incredibile, qualcuno era capace di infondere vita agli oggetti inanimati e qualcun altro riusciva perfino di volare.

Nonostante la diffidenza e i dubbi dei genitori distratti e annoiati, il ragazzo si lascerà insomma guidare dall’istinto e dalla curiosità, trovando così la strada – preclusa ad altri – per un mondo fantastico letteralmente nascosto tra le pieghe della realtà. E’ in un loop temporale infatti che i bambini speciali e Miss Peregrine si nascondono, non solo da tutti coloro che li tormenterebbero perché irriducibilmente diversi, ma anche da veri e propri mostri – con tanto di denti aguzzi e tentacoli – che li inseguono in lungo e in largo nella speranza di sfruttare a proprio vantaggio i loro magici poteri.

Tratta dal romanzo omonimo di Ransom Riggs, la storia offre al regista tutta una serie di elementi a lui perfettamente congeniali. Anzitutto, l’accanimento della collettività contro il diverso, nonostante questa diversità possa essere straordinaria e preziosa, o forse proprio per questo; in secondo luogo, le immancabili, accattivanti atmosfere goticheggianti che si traducono in una incantevole e ingegnosa ricerca scenografica; infine, la puntuale fascinazione per un soprannaturale che strizza ironicamente l’occhio al macabro, ed è in ultimo la risoluta affermazione del primato del fantastico e la celebrazione della libera, inarrivabile potenza immaginifica propria dell’infanzia.

A dispetto degli ottimi punti di partenza e del notevole cast (la bellissima e ammaliante Eva Green assieme al tenebroso Terence Stamp e al mefistofelico Samuel L. Jackson) il grande Tim Burton – autore di indimenticabili favole nere – realizza stavolta un film che solleva qualche perplessità. Insolitamente diseguale, Miss Peregrine in principio si muove armoniosamente sul confine tra inquietante e poetico, tra orrido e grazioso, tra i territori giocosamente cupi di Sleepy Hollow e quelli meravigliosamente onirici di Big Fish. Ma gradualmente l’ispirazione del regista sembra arretrare, per lasciare il posto a un epilogo in cui le esigenze dell’azione hanno l’assoluta priorità – pensiamo alla lotta finale tra mostri e scheletri. Questa scelta, seppure in un certo senso giustificabile a livello di plot, rischia di ridurre una riflessione sostanziosa e finora formalmente ineccepibile a un banale scontro tra due schieramenti opposti (il bene e il male), che nel passaggio della battaglia campale risulta perfino poco efficace in senso estetico e stilistico.

Il Burton migliore, in questo film, lo si ritrova nella riuscitissima descrizione dei bizzarri ragazzi speciali e nelle sequenze più delicate e oniriche: come quella in cui la leggerissima Emma si libra in aria per riportare uno scoiattolo nella sua tana in cima a un grande albero, mentre uno sbigottito, affascinato Jacob la tiene ancorata a terra per mezzo di una lunga corda affinché non voli via. Se il regista avesse difeso più strenuamente il suo spirito autentico – quello romantico, malinconico, giocosamente tetro e ironicamente naïve – concedendo meno alle necessità dell’intreccio e dell’azione in senso lato, Miss Peregrine sarebbe stato probabilmente un film più sincero e personale e anche più risolto ed equilibrato.

Trama

Il sedicenne Jacob decide di recarsi in una sperduta isola del Galles in seguito alla morte del nonno Abraham che lì, molti anni prima, scampato alle persecuzioni naziste, aveva trovato rifugio nell’orfanatrofio di Miss Peregrine.


di Arianna Pagliara
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