Mimi – Il principe delle tenebre
La recensione di Mimì - Il principe delle tenebre, di Brando De Sica, a cura di Ignazio Senatore.

Mimì – Il principe delle tenebre è un horror in salsa napoletana, opera seconda di Brando De Sica, figlio di Christian e nipote dell’indimenticato Vittorio. Dopo aver mosso i primi passi, non accreditato, nel film Sono solo fantasmi, diretto dal papà, Brando sceglie come ambientazione la città all’ombra del Vesuvio perché, a suo dire, uno snodo importante della storia era appunto la tomba di Dracula, scoperta di recente a Napoli, nella chiesa di Santa Maria La Nova.
Protagonista è il giovane Mimì (Domenico Cuomo), affetto da una grave malformazione ai piedi, al punto che le monache dell’orfanotrofio, dove ha vissuto fino a dodici anni, ritengono che siano identici a quelli del demonio. Adottato da Nando (Mimmo Borrelli), diventa il pizzaiolo più bravo di Napoli. Batianello (Giuseppe Brunetti), un teppistello, figlio del boss del quartiere, si diverte, però, a pestarlo. Mimì s’innamora di Carmilla (Sara Ciocca), una ragazza scappata di casa, convinta di aver origini rumene e di essere discendente del conte Dracula. Si fa, allora, impiantare dei canini appuntiti e si convince di essere diventato un novello principe delle tenebre. Dopo una serie di colpi di scena, un finale favolistico chiude la vicenda.
In questo horror di buona fattura, Brando De Sica mette al centro della narrazione il tenero Mimì, epigono di Edward mani di forbice e, in luogo delle mani “mostruose” del personaggio di Tim Burton, gli regala dei piedi deformi che, secondo le monache, sono identici a quelli del demonio. Il personaggio di Mimì azzanna l’anima per la sua ingenuità e sete d’affetto e il film è attraversato da momenti di rara poesia.
Perde però dei colpi quando il regista, strizzando l’occhio a Gomorra e alle sue imitazioni, mostra la violenza cieca e gratuita dei camorristi. Per gli amanti del genere, non mancano le scene splatter che esplodono nel finale. Ottima la prova di Domenico Cuomo, reduce dai successi di Gomorra le serie, L’amica geniale, Mare fuori, e di Sandra Ciocca. Brando cita Nosferatu, capolavoro di Murnau del 1922, mescola Catarì di Roberto Murolo e Un giudice di De Andrè con dei brani neomelodici ed heavy metal. Nel cast camei di Peppe Lanzetta e Lello Serao.

di Ignazio Senatore