Marilyn
Il regista televisivo Simon Curtis debutta nel lungometraggio cinematografico con un onesto prodotto di intrattenimento in cui coniuga con professionalità commedia e dramma, amore e pianti, il successo e la crisi esistenziale: il tutto nel segno della trentenne Marilyn Monroe chiamata da Laurence Olivier a Londra per interpretare un film tratto dalla commedia “The Sleeping Prince” di Terence Rattigan interpretata a teatro dallo stesso Olivier assieme alla moglie Vivien Leigh.
Il grande attore cerca di trovare uno spazio da protagonista anche nel cinema, tenta un ringiovanimento della sua figura di interprete impegnato utilizzando la ragazza che aveva conquistato il mondo con “Niagara” e “Gli uomini preferiscono le bionde”. Nello stesso tempo Marilyn cerca una consacrazione a fianco di quello che era considerato il più grande attore tanto da creare la “Marilyn Monroe Production” finanziando in prima persona e quasi completamente il progetto.
L’anno dopo interpretò “A qualcuno piace caldo” il film di Billy Wilder con Tony Curtis a Jack Lemmon che la consacrò in maniera definitiva come la donna più amata e desiderata del mondo, ma anche come l’attrice capace di essere sempre se stessa in ogni personaggio dimostrando una bravura naturale assoluta con la capacità di forare, sempre, lo schermo.
La fonte di quanto narrato sono i due libri “The Prince, the Showgirl and Me” (1995) e “My Week with Marilyn” (2000) scritti da Colin Clark, che lavorò come terzo assistente del regista nel film realizzato da Olivier. Era un ventitreenne appena laureato il cui padre era un famoso storico d’arte, lo zio il Conservatore della biblioteca della Regina, il fratello storico militare. Il suo desiderio di entrare nel mondo del cinema non era certo appoggiato dalla famiglia e, probabilmente, questo mondo non era adatto a lui tanto da non essere mai riuscito ad emergere.
Curtis con bravura racconta la vita del set, gli scontri coi sindacati, la gelosia di Vivien, l’insicurezza di Olivier che cerca con questo film di dimostrare a se stesso ed agli altri che ha ancora qualcosa da dire. Ottime ricostruzioni storiche (tutto è ambientato nella Londra del 1956), varie scene girate nello studio dove era stato realizzato il film originario. Poi l’arrivo di Marilyn, ragazza soffocata dal successo ma tanto insicura da avere sempre al suo fianco Paula Strasberg profeta del ‘metodo’, col suo terzo marito Henry Miller che lei forse vedeva come il padre che mai ha conosciuto. Crisi continue, ritardi sul set, incapacità di concentrarsi, scontri continui con Olivier, la sua infelicità che raggiunge livelli incontrollabili.
Qui entra in gioco Clark, notato dall’attrice per la gentilezza e l’onestà, che ben presto diviene suo amico fidato, forse suo amante. Una settimana che lei gli chiederà di dimenticare.
Le belle note delle canzoni eseguite da Nat “King” Cole sottolineano le scene più drammatiche ma anche romantiche, il resto della colonna sonora è scelta con pari raffinatezza.
Michelle Williams, pur non avendo il fascino di Marilyn la capisce come pochi, la rende fragile e divina, donna vera che prova forti emozioni che non può estrinsecare per non danneggiare il suo personaggio pubblico.Eddie Redmayne rende credibile il suo Colin anche se a tratti è troppo impegnato nel rendersi simpatico, nel tracciare un personaggio di giovane incredulo da dimenticare il profilo più drammatico del suo personaggio.
Kenneth Branagh vive con grande bravura la figura dell’attore in crisi esistenziale con troppi dubbi per potere essere realmente grande, irritato dalla gelosia della moglie, pentito per la scelta dell’attrice americana di cui non approva il modo di recitare.Julia Ormond con poche battute rende perfettamente il dolore di un’attrice quarantenne sostituita dal marito nel ruolo che era suo in teatro, la sua gelosia, il timore di avere perso in un sol colpo amore e fama.
C’è chi si chiede della veridicità di quanto raccontato da Colin Clark nei suoi due libri, anche perché lo scrittore inglese aveva sempre bisogno di denaro (aveva avuto problemi molto seri col gioco d’azzardo) e in pochi hanno confermato quanto da lui scritto oltretutto passati quasi 40 anni da quando, forse, i fatti erano accaduti.
“The Prince, the Showgirl and Me”, una raccolta di suoi diari da cui era stato tratto nel 2004 un buon documentario, racconta quantomeno in maniera credibile molti aneddoti con la serietà di annotazioni di produzione; letto da un paio di suoi colleghi dell’epoca, fu considerato accettabile anche se un po’ fantasioso.
Molti più dubbi si accampano su “My Week with Marilyn” scritto nel 2000, due anni prima della sua morte. Tutti o quasi i protagonisti o testimoni di quanto narrato erano morti ma, soprattutto, chi conosceva bene l’entourage dell’attrice escludeva che lei, fresca sposa di Arthur Miller, avesse la libertà nonché la complicità di tante persone per vivere una storia d’amore con un giovane sconosciuto. Ma, probabilmente, questo intreccio piccante permise a Colin di vendere molte copie del libro.
TRAMA
Colin Clark, rampollo di famiglia importante per il mondo culturale britannico, vuole lavorare nelcinema. Ottiene di essere terzo assistente sul set del film “Il principe e la ballerina”, diventa un galoppino ma si conquista la fiducia di Laurence Olivier che del film è interprete, produttore e regista. Protagonista una insicura Marilyn Monroe accompagnata dal marito Arthur Miller e da Paula Strasberg che la consiglia su come recitare ogni battuta. Marilyn nota Colin e tra i due nasce una grande amicizia, forse l’amore.
di Redazione