Mare dentro

mare dentro

mare dentroLa vita non è un obbligo, ma un diritto: questo il messaggio trasmesso da Mare dentro, l’ultimo film del regista spagnolo Alejandro Amenábar, tratto da una vicenda realmente accaduta. Costretto a vivere in un letto, guardando sempre la stessa porzione minima di mondo dalla finestra, il tetraplegico Ramón Sampedro ha un solo desiderio: morire, una volontà che insegue da ventotto anni con raggelante lucidità, estrema dignità e disarmante ironia. Attorno a lui si avvicendano i familiari che lo riempiono di cure amorose, un’associazione di volontari che lotta a favore dell’eutanasia e lo sostiene affinché il governo riconosca la legalità del suo proposito, il suo avvocato Julia, affetta da una malattia degenerativa, e Rosa, una giovane donna dal difficile passato sentimentale e dal frustante presente, la quale, proprio in Ramón, trova conforto e solidarietà.

Amenábar conduce lo spettatore in questa vicenda dolorosa, proponendo il controverso tema del diritto del singolo all’eutanasia in maniera diretta e frontale, senza inciampare nel facile pietismo. La narrazione è condotta in un tempo cinematografico dal ritmo ben calibrato, privo di vuoti e squilibri, mentre sicura e sensibile appare la direzione degli attori. Molto bella anche la fotografia, dai toni solari e luminosi, soprattutto quando Ramón ricorda il suo passato da marinaio e i colori del mare, prima amato e poi odiato, dopo quel maledetto tuffo nella bassa marea, che lo ha paralizzato dal collo in giù.
Ma il mare Ramón continua ad averlo dentro di sé: è lì che giunge nei suoi sogni, dopo aver sorvolato vertiginosamente le colline galiziane; è sulla spiaggia che, di nuovo perfettamente sano e quindi in grado di amare fisicamente come vorrebbe, sogna di baciare Julia.

Alla fine, dopo essere riuscito a realizzare il suo desiderio, Ramón sembra raggiungere nuovamente il suo mare. Lascia il filmato, registrato in diretta, della sua morte (organizzata evitando che siano individuati complici da processare), un libro di sue poesie fresco di stampa e una lezione evidente che, tuttavia, troppo spesso sfugge: vivere ed esistere non sono affatto la stessa cosa.


di Stefania Meli
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