Lunedì mattina

Lunedì mattina è una rappresentazione perfetta della condizione umana, del conflitto che c’è in ogni uomo tra il bisogno di sicurezze, affettive e non, e la ricerca altrove di una felicità soltanto immaginata. Otar Iosselianidipinge con grande ironia un micro-cosmo assurdo popolato da personaggi stravaganti: il postino che legge la posta di tutti, il giovane prete che spia le madri di famiglia, l’anziano Albert che, per diletto, si fa spingere su una sedia a rotelle, il fattore pauroso che installa sempre nuovi allarmi, ragazzini vocianti e rumorosi senza motivo. L’assurdo del film non è, però, un assurdo alla Beckett, senza speranza, senza risposta, senza riscatto.Viceversa, ognuno dei protagonisti è impegnato caparbiamente in qualcosa che, almeno per lui, ha un valore. Significativa, in tale direzione, è la figura del figlio maggiore alle prese con l’affresco, tutt’altro che canonico, raffigurante San Giorgio e la sua lotta personale contro il drago.
In effetti, il messaggio del film sembra essere proprio questo: contro l’insensatezza del mondo, ad ognuno non resta che scegliere il proprio mito e coltivarlo. In altre parole: se la realtà, di per sé, non ha senso, sta a noi costruirne, ogni giorno, uno. Iosseliani comprende fino in fondo lo smarrimento e l’umana fragilità dei suoi protagonisti: se si diverte con loro, non lo fa con il sarcasmo cattivo e distruttivo che cancella l’altro, bensì con l’ironia bonaria di chi accetta i limiti, propri ed altrui.
Il regista giorgiano scherza, infatti, anche con se stesso e il proprio ruolo: si ritaglia, così, un divertentissimo personaggio su misura, metafora dell’artista-demiurgo, creatore compiaciuto di mondi fittizi, ma consapevole, per primo, dell’inganno. Insomma, “Lunedì mattina” è un film assolutamente da non perdere per la sua bellezza e profondità, nonché per la morale rassicurante che contiene: è possibile essere felici, se si impara ad esercitare l’indulgenza. Come insegna il protagonista Vincent, il quale, colto sul fatto un ladro, non si adira affatto ma gli mostra, tranquillamente, di non aver più soldi e gli regala una pacca di solidarietà.
di Mariella Cruciani