L’orizzonte degli eventi
L’opera seconda di Daniele Vicari assomiglia non poco, per atmosfere e contenuti, a Le conseguenze dell’amore di Paolo Sorrentino: anche in questo caso, al centro del film, è , infatti, il rapporto di un uomo con se stesso, con le proprie difficoltà esistenziali.
Max (Valerio Mastandrea), scienziato in crisi, è solo e deciso a restarlo, quanto il personaggio interpretato da Toni Servillo nella pellicola di Sorrentino.
Le analogie tra le due opere non si limitano al carattere del personaggio principale ma riguardano anche l’ambientazione complessiva: cupa, buia, livida, sotterranea. Con una differenza: nel film di Vicari, nel secondo tempo, si esce alla luce del sole.
Quando Max finisce per scontrarsi con il suo gruppo di lavoro e viene espulso dalla comunità scientifica, cambia bruscamente lo scenario e si è, di colpo, catapultati in una natura in cui uomini come Bajram (Lulzim Zeqja), pastore macedone, conducono un’esistenza dura e muta come le pietre.
L’incontro con Bajram offre a Max la possibilità di riflettere su se stesso, sul proprio passato, sulla vita. A questo punto, Vicari, come già Paolo Franchi ne La spettatrice, delude e frustra le aspettative di chi guarda: quando sì è ormai certi che Max sia giunto alla decisione di aiutare Bajram, si assiste ad un improvviso e inaspettato dietro-front.
Max non prende l’autobus per tornare da Bajram con il denaro necessario a salvarlo e decide di andare a bussare ad una porta dietro la quale non sappiamo chi sia.
Insomma, se lo spettatore, strada facendo, pensa di assistere a quello che si presenta come un classico racconto di formazione, deve, alla fine, ricredersi. Max resta, fino ai titoli di coda, un enigma: di lui non scopriamo nulla, o quasi, se non ciò che intuivamo dall’inizio.
Vicari si limita a registrare con distacco, a tratti compiaciuto, il vissuto di un giovane uomo che non concede né a se stesso né agli altri la possibilità di sbagliare.
Mastandrea si rivela, più del previsto, un attore maturo e capace di dar volto e carne ad un personaggio complesso e lontano dai soliti clichès.
di Mariella Cruciani