Le pornographe

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pornographeJacques, il protagonista di Le pornographe di Bertrand Bonello, è un regista 50enne in crisi profonda, non perché è costretto a dirigere film porno ma perché non si trova più a suo agio nell’ ambiente in cui vive. Il figlio è andato via di casa quando ha scoperto la professione del padre, la moglie si mostra troppo superiore nel continuare a far finta di niente, i libri che ha letto lo confermano nel fallimento. Jacques ha fatto il 68 e all’epoca ha cominciato a girare porno per sfida ai valori borghesi; oggi è lui ad essere superato dagli eventi e a voler difendere a tutti i costi il valore estetico del suo lavoro quale che sia. Jacques è convinto che anche facendo i film più ignobili c’è comunque la possibilità di realizzare un momento di cinema sublime; il produttore bada al sodo e non ha tempo da perdere, riduce i giorni di ripresa e vuole che l’attrice faccia tutto quello che il pubblico si aspetta, e in primo piano. In un mondo senza più sogni, il protagonista è a disagio. Cerca il figlio e si confronta con lui e i suoi amici, misurando così che la voglia di ribellione dei giovani si esprime ormai con l’afasia. Frequenta gli amici di un tempo e ne percepisce frustrazioni, infelicità, desideri inconfessabili. La sua ultima utopia è costruirsi una casa come ultimo rifugio, ma ossessivamente comincia a misurarne la superficie come fosse una bara.

Bonello gira il film con uno stile solenne e sospeso, dove lo scacco umano e le inadeguatezze professionali del protagonista sono rappresentate più dai silenzi che dalle parole, quasi a sottolineare una forma di comunicazione diventata impossibile.Jean-Pierre Leaud aderisce al personaggio in maniera totale, fino al limite dell’imbarazzo, al punto che sarebbe impossibile immaginare in quei panni e in quella crisi un altro attore. Di più, solo il carisma e la leggerezza di Leaud rendono credibile una metafora che si regge su un sottile equilibrio: il cinema porno è l’ultimo inganno di un film che visibilmente, cinicamente, parla d’altro. Il protagonista gira film pornografici ma potrebbe fare anche il bancario o l’usciere, la situazione cambierebbe poco. Gli slogan politici del 68 sono andati perduti e il sogno inappagabile di realizzarsi con il lavoro è, per chiunque, una condanna difficile da sopportare. Le pornographe è un film educato e intempestivo: parla sottovoce ma urla il dolore più diffuso del nostro tempo.


di Piero Spila
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