L’amore secondo Isabelle

Dopo il divorzio, Isabelle (una radiosa Juliette Binoche), 50 anni, pittrice ancora molto bella, è alla ricerca di un grande amore, ma gli incontri con uomini di diversa età e di varia estrazione si rincorrono senza costrutto. Il tono del film è quello di una commedia sofisticata con un andamento libero ed ellittico che deve molto alla Nouvelle Vague di sessant’anni fa, quella di Cléo dalle 5 alle 7 o dei primi capitoli della biografia di Antoine Doinel. In una ronda di incontri amorosi che si susseguono avendo tutti lo stesso sconfortante epiIogo, Isabelle soffre, s’illude, dubita, desidera, balbetta, piange. Si tortura mentalmente dentro l’azione quotidiana, scomposta in parti, ridotta in frammenti. Cosa vuole lui? E’ lo stesso che vuole lei? Gli orgasmi sono contemporanei? Scendere dall’auto o restarvi? Parlare o tacere? Binoche si mette a servizio del personaggio ricorrendo a un’interpretazione con cambi di registro rapidi ed estremi.

ll tempo che inesorabile incede getta Isabelle nel panico e la spinge a lanciarsi in sempre nuove esperienze erotiche e sentimentali . La conosciamo all’epilogo di una stanca relazione con un banchiere maturo che le confessa di non volere lasciare la moglie, alle prese con un attore teatrale giovane e attraente ma convinto della fine ineluttabile di ogni amore, nei rapporti, anche sessuali, con l’ex-marito che per via della figlia comune ha ancora le chiavi di casa. Non mancano in questa galleria di maschi l’uomo comune, frequentato per sfuggire all’intellettualismo che governa il mondo delle gallerie d’arte, e l’impiegato di un museo così misterioso da potere sembrare l’uomo ideale colto in un travestimento. All’ultimo Isabelle incontra un amica (Valeria Bruni Tedeschi) con cui condivide lo stesso calvario amoroso e avvicina un presunto psicoterapeuta, sessuologo, medium (Gérard Depardieu ) che le dà impietosi giudizi su ciascuno degli uomini che frequenta, ma che le alimenta ancora, da grande ciarlatano, residue speranze nella ricerca erotico-sentimentale.

Isabelle passa di amore in amore con una curiosità, una vitalità e una determinazione che non le impediscono di prendere atto delle sconfitte con le lacrime. “Mamma piange ogni giorno”, le rimprovera la figlia citata dall’ex-marito. Ma è determinata a superare ogni fallimento e a rimettersi costantemente in discussione. Per lei brilla sempre quel “Bel sole interiore” di cui parla il titolo originale.

Claire Denis, che con Chocolat nel 1988 apre una filmografia più ricca di titoli drammatici, qui esordisce nella commedia sofisticata e ricorda il migliore Woody Allen, scoppiettante e ironico. Denis, la sceneggiatrice Angot, Binoche, per non parlare di Barthes, non consentono di mettere in dubbio l’autenticità psicologica della protagonista (si veda l’imbarazzo degli incontri sessuali senza passione), ma la pretesa di raccontare attraverso questa donna tutte le donne (o almeno le borghesi intellettuali) pare eccessiva. Siamo più inclini a credere nella veridicità di un uomo che attraverso il sesso cerca l’amore che nel suo doppio femminile. Isabelle ha una disponibilità continua a testare col sesso un’affinità sentimentale che sembra più adatta a un uomo, soprattutto se carico di misoginia.

I dialoghi, come spesso nei film francesi, sono accurati, taglienti come un bisturi e forniscono della protagonista un ritratto psicologico efficace e determinato. Ma il film si imbatte nella pretesa di fornire attraverso il ritratto di Isabelle il ritratto di tutte le donne: illuminante a questo proposito il dialogo in auto con l’amica (Valeria Bruni Tedeschi) che è il suo doppio. La superficialità e la ripetitività delle situazioni sembrano maggiormente legate a un soggetto maschile che si presume più adatto alle avventure erotiche di una madre cinquantenne, e sempre pronto, relazione dopo relazione, a assolversi quasi automaticamente, pago della scopata.

La continua ricerca di un rapporto che è subito anche un rapporto sessuale non è comune a molte cinquantenni, ma forse solo alle ninfomani. Per i cinquantenni è diverso perché la società ha inventato per loro il ruolo senza età di sciupafemmine. Isabelle invece è una donna sola, come sole sono le protagoniste di Questa è la mia vita e Bella di giorno. E il film può essere letto come un documentario antropologico sulla donna-oggetto.

Trama

Divorziata, con una figlia di dieci anni, pittrice, Isabelle è sempre impegnata nella ricerca di un grande amore. Le delusioni la inseguono, ma non si dà mai per vinta.  

di Giorgio Rinaldi
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