La sconosciuta

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tornatore-sconosciutaA quasi sei anni di distanza da MalenaGiuseppe Tornatore ritorna nuovamente dietro la macchina da presa offrendo allo spettatore l’intenso e drammatico ritratto di una misteriosa quanto tormentata figura femminile. La sconosciuta è Irena (Xenia Rappoport), ucraina emigrata in Italia, sola e oppressa dalle ombre di un tragico passato. Di lei si sa poco, ma il suo sguardo, triste e rabbioso, tradisce i segni indelebili di un’esistenza macchiata da continue sopraffazioni. Una fredda e malinconica Trieste accoglie la donna e i suoi dolorosi ricordi: memorie di atroci violenze sessuali si accompagnano a rumori assordanti e urla disperate. Solo il pensiero di un nostalgico amore fatto di sincerità e dolcezza, riesce a restituire per un attimo un tiepido sorriso a colei che è stata privata per anni della propria dignità di essere umano. Un portinaio intrallazzatore (Alessandro Haber) e un’anziana domestica (Piera Degli Esposti) diventano gli inconsapevoli intermediari che consentono ad Irena di entrare nella vita dei coniugi Adacher (Pierfrancesco Favino e Claudia Gerini), ricchi orafi e genitori della piccola Tea (Clara Dossena). La donna riesce (usando anche mezzi illeciti) a farsi assumere come domestica da questa famiglia, divenuta oggetto continuo della sua osservazione. Tra la donna e la bambina (affetta da una cronica incapacità di difendersi) si instaura un forte legame poiché entrambe hanno in comune la lotta contro un male che le attanaglia. Quando la vita della protagonista sembra essere giunta ad una evoluzione positiva, ecco ritornare dal passato l’uomo che era riuscito a distruggerle l’esistenza: l’aguzzino Muffa (un Michele Placido in una veste a dir poco inquietante).

Tornatore usa immagini forti, brutali, talvolta sgradevoli, senza però mai mostrarci una violenza fine a se stessa. Anche la più cruda inquadratura risulta, infatti, funzionale al completamento di quello che sembra essere un grande mosaico incompiuto. Solo nella parte finale, dopo l’ennesimo e conclusivo colpo di scena, sarà svelata allo spettatore quella verità nascosta che è la chiave interpretativa dell’opera. La tensione emotiva cui si è sottoposti vedendo la pellicola, aumenta man mano che veniamo ad acquisire indizi sulla misteriosa protagonista venuta dall’est Europa. Nel tratteggiare la vicenda (ispirata ad un fatto di cronaca nera), il regista riesce abilmente ad intrecciare piani temporali diversi attraverso l’impiego di numerosi flashback.
Questi “salti narrativi” non creano confusione ma recano dinamicità ad un racconto basato sul continuo alternarsi di passato e presente. Tornatore, a differenza dei suoi ultimi lungometraggi, decide di prendere in prestito elementi del cinema noir accostandosi al thriller psicologico di fattura “hitchcockiana”, senza peraltro eccedere nell’inclinazione allo spettacolo che abitualmente gli è congeniale. Inoltre, il ritmo filmico veloce e incessante è ben supportato dall’efficace commento musicale firmato da un artista come Morricone. Un contributo importante alla sostanziale riuscita del film è dato anche dall’ottimo cast di attori, e in particolare dalla sorprendente prova di Xenia Rappoport, un’attrice teatrale russa sinora “sconosciuta” al nostro pubblico, la quale dà consistenza e verità al personaggio della protagonista. Con La sconosciuta, Tornatore non soltanto vuole descrivere e condannare il sordido racket della prostituzione, ma anche analizzare un dramma psicologico individuale senza cadere in quel facile “buonismo”che caratterizza gran parte dell’attuale cinema italiano.


di Sara Libutti
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