La giusta distanza

Intrigante e malinconico, misurato ma carico di sorprendente vitalità e sensualità, La giusta distanza è uno dei film più convincenti di Carlo Mazzacurati, autore che non di rado promette più di quanto sappia mantenere e che stavolta invece regala a pubblico e critica un’opera pienamente riuscita. Una storia sospesa fra noir, ritratto d’ambiente e romanzo di formazione, ambientato nella profonda provincia veneta, fra le nebbie, le solitudini e le inquietudini del Polesine.
Mara, una giovane maestra, arriva dalla Toscana per una supplenza annuale, per sostituire un’anziana insegnante improvvisamente impazzita. La nuova arrivata è bella, solare, attira gli sguardi degli uomini e le invidie degli uomini. C’è chi la spia quando si fa buio, chi tenta degli approcci maldestri. Mara sceglierà proprio l’uomo che all’inizio le aveva fatto paura, il taciturno meccanico Hassan, lavoratore serio e apprezzato, molto integrato nella piccola comunità. Ma alla vigilia della sua partenza dal paese la ragazza viene trovata morta, il suo cadavere affiora dalle acque del Po. Del suo omicidio viene accusato Hassan. Gli indizi sono tutti contro di lui. Nessuno crede alla sua innocenza, nemmeno il giovane aspirante cronista che conosce bene Hassan e che tempo dopo racconterà la sua storia… La giusta distanza non ha la pretesa di essere un giallo, ma sa disseminare il racconto di elementi perturbanti, sa costruire un’atmosfera che intriga lo spettatore, portandolo in un’umanità “minore” fatto di personaggi bizzarri e spesso meschini, in un mondo dove a volte è possibile intravvedere un lampo di felicità – pensiamo alla festa a cui partecipa tutto il paese, immigrati compresi – ma dove si annidano il sospetto, la meschinità, il gesto che si trasforma in delitto e follia. Mazzacurati – che pure in alcuni momenti non resiste alla tentazione di essere esplicitamente “felliniano” – sa imprimere al film un tono tutto suo, felicemente in bilico fra fascinazione e critica di ciò che rappresenta. Ogni tanto la tentazione del bozzettismo fa capolino, senza però inficiare il risultato finale.
Molti ottimi attori: oltre a Battiston e Balasso, spiccano la protagonista Valentina Lodovini e soprattutto Ahmed Hafiene, incredibilmente espressivo. Punto debole del cast è il giovane Giovanni Capovilla, non abbastanza maturo per il ruolo del giovane che vuole diventare giornalista e a cui è affidata la voce narrante del film.
di Anna Parodi