La Chimera

La recensione di La chimera, di Alice Rohrwacher, a cura di Mariangela Di Natale.

Libero, fiabesco e felliniano. La Chimera di Alice Rohrwacher, sospeso tra realtà e aldilà in un’Italia anni 80 che omaggia Fellini e Pasolini, arriva nelle sale italiane. Ambientato tra Tarquinia, Blera e il sud della Toscana, l’ultimo film della regista presentato al 76º Festival di Cannes vede protagonista Arthur (Josh O’Connor), un archeologo inglese appena uscito dal carcere e intenzionato a tagliare i ponti con i suoi vecchi amici tombaroli, che operano nel mercato clandestino delle opere d’arte trafugate dalle tombe etrusche. Il giovane, dotato del dono soprannaturale di intuire la presenza del vuoto nel sottosuolo,  diventa prezioso per la banda dei saccheggiatori per la ricerca di scavi e reperti archeologici da rivendere al mercato nero.

Alice Rohrwacher, al quarto film a Cannes dopo il bellissimo Corpo celeste, il buon Le meraviglie e il più discutibile Lazzaro felice (premio per la sceneggiatura nel 2018) ancora una volta ci immerge nel suo cinema incantato, bucolico e pasoliniano: un trionfo conciliatorio tra sognante e mistico che lascia molti interrogativi e misteri.  La Chimera, con storie affollate e parallele, è un viaggio visionario nell’aldilà, nel passato e nella mitologia, temi ricorrenti nella cinematografia di Rohrwacher a rivelare la verità sull’esistenza, messi in luce dai ricordi che si trasformano in illusioni e ambite speranze: per molti, come i tombaroli, c’è il tanto agognato sogno del guadagno facile, il maledetto desiderio di ricchezza che affligge l’umanità; per altri come Arthur, invece c’è la ricerca dell’amore ideale, Beniamina (Yile Vianello).   

Un racconto fantasioso, che  unisce realtà e favola, che analizza il rapporto tra uomo e natura,  tra passato e presente, in cui i ricordi rappresentano la salvezza per sopportare la vita di tutti i giorni, alla ricerca di un posto nel mondo, nella speranza di inseguire “una chimera” che tutti aspettiamo instancabilmente. I protagonisti  principalmente  femminili, sono figure ordinarie e comuni, ritratti con sofferenza, dolcezza e saggezza. I loro volti, dalla bellezza mai scontata o convenzionale, lasciano presagire a uno sguardo sognante e magico. Fra gli interpreti Isabella Rossellini, nei panni di Flora, l’anziana insegnante di canto, che non si arrende alla perdita della figlia Beniamina, e Carol Duarte, l’attrice brasiliana già straordinaria ne La vita Invisibile di Euridice Gusmao,  che interpreta Italia e Vincenzo Nemolato nel ruolo di un tombarolo guascone. Un cast stellare che include anche Alba Rohrwacher.


di Mariangela Di Natale
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