La casa di Ninetta

La recensione di La casa di Ninetta, di Lina Sastri, a cura di Ignazio Senatore.

La storia del cinema è piena zeppa di film che descrivono il rapporto ambivalente, conflittuale e fortemente contrastato tra madre-figlia. Basti pensare a Piangerò domani di Daniel Mann (1955), Mammina cara di Frank Perry ( 1981), Frances di Grame Clifford (1983), L’ospite d’inverno di Alan Rickman (1997), White Oleander di Peter Kosminsky (2002), L’amore nascosto di Antonio Capone (2007).

Tutt’altra atmosfera si respira ne La casa di Ninetta, film che segna l’esordio dietro la macchina da presa di Lina Sastri, L’attrice napoletana, che vanta una prestigiosa carriera alle spalle, punteggiata da tre David di Donatello e due Nastri d’argento, compone, di fatto, un vero inno d’amore nei confronti della madre.

“Ci sono viaggi che si fanno con un unico bagaglio, il cuore”, disse Audrey Hepburn. Un invito che Sastri fa suo e, grazie a dei flashback, rievoca la sua infanzia, quando viveva a Napoli, a casa dei nonni materni, con la madre Anna (Maria Pia Calzona), per tutti Ninetta, e con Carmine, il fratello maggiore di qualche anno. Di tanto in tanto, di ritorno dal Brasile, dove era volato per cercare fortuna, ritorna Alfonso (Massimo De Matteo), il padre, un donnaiolo affascinante, che non ama vincoli e legacci.

La regista-attrice lascia che la narrazione saltelli, in maniera morbida e senza strappi, tra passato e presente, e mostra il suo smarrimento quando, bambina, (nel film è Lucia) osserva in silenzio gli scatti d’ira del padre e i vani tentativi della madre di tenerlo legato a sé. Lucia, (la stessa Lina Sastri), divenuta ormai, un’artista famosa, di tanto in tanto, ritorna a Napoli per salutare la madre anziana (Angela Pagano), affetta dal morbo di Alzheimer, accudita da tre materne badanti (Antonella Morea, Antonella Stefanucci, Franca Abbategiovanni). E in questo viaggio privato, attraverso il tempo e i ricordi, grazie alla sua voce off, la regista-attrice rivolge dei commenti caldi e affettuosi rivolti a Ninetta, una donna, con la passione per il canto, da ammirare per fierezza, tenacia e vitalità.

Sastri non scivola nel sentimentalismo, né nella rievocazione di un passato che non può ritornare, ma, coraggiosamente, mostra anche come la propria vita sentimentale sia grama come quella della madre. Se Alfonso, infatti, abbandona Ninetta e si rifà una famiglia in Brasile, l’uomo alla quale Lucia è sentimentalmente legata, la tradisce. In questo film, declinato tutto al femminile, nato dapprima come un testo dato alle stampe, e poi, come un monologo teatrale, la regista-attrice non strizza l’occhio ai fazzoletti, ma compone un sentito e commosso tributo alla madre che, anche dopo la sua morte, continua a sentire al suo fianco.

“Quando ti viene nostalgia non è mancanza, è presenza di persone, luoghi, emozioni che tornano a trovarti”, afferma il grande Erri De Luca. Ed è proprio quella presenza continuamente ritrovata, quel recupero costante della memoria, la marca di riconoscimento del film. In sala dal 9 maggio.


di Ignazio Senatore
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