Jours de France – SIC 2016

Un uomo filma con il suo cellulare un altro uomo, che dorme disteso quasi nudo su un divano; poi esce di casa, la valigia in mano. Inizia un viaggio,  o una fuga, o forse una deriva (senza meta?). Del resto, come  il poeta da tempo ha cercato (invano) di insegnarci la meta è il cammino stesso…

Il regista Jérôme Reybaud, non giovanissimo, è qua al suo esordio nel lungometraggio (nel 2012 aveva diretto un apprezzato documentario su Paul Vecchiali, uno dei  primi registi ad aver sdoganato l’omosessualità al cinema, nel 1987 con Encore). Nella sua durata un po’ impegnativa il film fa condividere allo spettatore il cammino (peraltro a bordo di una scattante autovettura italiana) di Pierre: quattro lunghi giorni attraverso il corpo imponente di Francia,  lasciandolo però libero di giudicare, senza fornirgli materia per rafforzare o smantellare eventuali pre-giudizi, usando molta liberatoria autoironia, e un umorismo, crediamo a tratti persino involontario.

I due protagonisti, una coppia omosessuale, Pierre Thomas (Pascal Cervo) e Paul, Arthur Igual), sono uomini senza passato. Sappiamo solo che Pierre ha deciso di lasciare il compagno, di partire, via dalla grande Parigi, assecondando il desiderio represso forse da sempre di un contatto con la natura.  Tutto il film si snoda nel “qui e ora”, in un eterno presente, in un percorso non programmato, dove la mappa è il territorio.

Ed è qui che entra in gioco – come fosse un ‘deus ex machina’ del contemporaneo,  quel software che è Grindr, una app di incontri via smartphone, che in realtà è un social network dedicato a un target maschile gay e bisex che mette in contatto immediato l’utente con le persone nelle vicinanze grazie alla geolocalizzazione GPS (per la cronaca Grindr è stato acquisito nello scorso gennaio da un gruppo cinese). Ma le strategie della “rete padrona” o le manovre del nuovo capitalismo imperiale cinese non sono le preoccupazioni di Pierre e dei tanti utenti dei social (connessi 24/7, così come ogni sorta di neocapitalismo vuole tutti noi, a prescindere da razza, età e orientamento sessuale).Certo la app evita molte perdite di tempo (il primo contatto di Pierre era decisamente vintage, un annuncio scritto nel WC di un’area di servizio e una serie di complicate indicazioni telefoniche che lo avevano portato ben presto a perdersi..). Come tutte le mappe virtuali, poi, Grindr scandisce lo spazio e il tempo, anzi trasforma lo spazio in tempo (di percorrenza), annullando così la conoscenza, la scoperta, l’imprevedibilità che sono l’essenza di ogni viaggio.

Ma Pierre non ha paura di perdersi, forse perdersi è ciò che vuole, e – come afferma il regista nelle note di regia – vuole fare “un tutt’uno del gusto per il paesaggio e del desiderio carnale”. Di certo, vuole esplorare territori (e corpi) nuovi. E’ questo che rende interessante la sua sfida  (e anche il film). Del quale, forse più che la cifra stilistica ricorderemo la capacità di immergerci in quel paesaggio; più che gli incontri -tanto estemporanei quanto diversi con partner sessuali, più o meno giovani – ricorderemo lo zigzagare nelle foreste, l’ascesa verso le montagne, infine le discese verso il mare, quasi in un ritorno a casa (la Costa Azzurra da cui è originario il regista);  le soste in piccoli bar e alberghi di sperdute province, gli incontri non desiderati e i dialoghi, specie quelli con i personaggi femminili, che punteggiano il film accentuandone il tocco un po’ surreale che lo pervade. Incontri che accadono anche a Paul, l’amante abbandonato partito  alla ricerca (usando sempre Grindr, ça va sans dire) di Pierre, incurante dell’ammonimento di un’anziana amica che lo invitava a rispettare “liberté, dignité, virilité”…).

Senza rivelare altro, diremo che questo attraversamento,  fisico e psicologico, del paese,  e in specie dalle sue regioni più aspre e centrali, ci svela anche l’essenza di un paese che sappiamo in questo momento ferito e barcollante e che rischia di perdere la sua anima (“la Francia ha perso il suo centro”, dice con chiara metafora un oste che lamenta la crisi del turismo).

Nel cast, oltre i due protagonisti (dal giusto physique du rôle), si segnalano i camei femminili della brava ed esperta Fabienne Babe e della giovane ed emergente Laetitia Dosch (star de La bataille de Solférino di Justine Triet, commedia culto indipendente in Francia del 2013) nel ruolo di una voleuse senza pietà.

TRAMA

Un uomo si lascia tutto alle spalle per viaggiare senza meta attraverso la Francia, lasciandosi guidare solamente dalle persone e dai paesaggi che incontra: quattro giorni e quattro notti durante i quali, mentre lui si allontana sempre più, il suo innamorato cerca di localizzarlo tramite Grindr, un’app di incontri per smartphone.


di Redazione
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