Irrational Man

Match Point iniziava con l’immagine di una pallina da tennis che attraversava avanti e indietro la rete per poi sfiorarla e sospendersi sopra di essa, indecisa se cadere da un lato o dall’altro: quanto conta la fortuna nel percorso di un’intera vita? Quanto è spaventoso dover ammettere che molto di ciò che ci accade è di fatto al di fuori del nostro controllo? Il nodo finale della trama si scioglieva poi in una scena che faceva eco a quella iniziale: un anello d’oro lanciato nelle acque del Tamigi che invece urtava la balaustra e tornava indietro, un “indizio”, o forse addirittura una prova decisiva, un oggetto chiave capace di decretare in modo definitivo l’assoluzione o la condanna dell’ambiguo, perverso protagonista.

Irrational Man riprende il discorso esattamente dove Match Point lo interrompe, e anche stavolta tutta la filosofia alleniana sul peso del caso e della fortuna si condensa, si concretizza in un oggetto-emblema (una piccola torcia) tanto insignificante in principio quanto – in maniera assolutamente casuale – determinante alla fine, nel momento in cui i protagonisti si troveranno letteralmente faccia a faccia con la morte, una morte beffarda e grottesca ma non per questo meno reale.  E nel nuovo film di Woody Allen non siamo troppo lontani neppure dai tormentosi, angoscianti dilemmi etico-morali di Sogni e delitti, che se in questo film si originavano essenzialmente da un nucleo concreto di realtà, da esigenze tutte materiali insomma, in Irrational Man sbocciano invece su un piano teorico e filosofico per irrompere poi violentemente nella quotidianità dei personaggi.

Del resto, proprio la filosofia è il mestiere del protagonista Abe (un Joaquin Phoenix ingrassato e trasandato) insegnante in un college e apprezzato scrittore. Gli studenti lo ammirano, e le donne lo adorano nonostante (o più probabilmente per) la sua aria tormentata e afflitta. A dispetto dei suoi successi, Abe è seriamente depresso e demotivato, quasi alcolizzato, la sua vita gli appare completamente insensata e vacua, perfino le molte esperienze di volontariato in territori di guerra gli sembrano irrilevanti e insignificanti.

Fino a quando arriva, ancora una volta casuale quanto improvvisa, l’illuminazione: compiere una buona azione a qualsiasi costo, salvare una persona in difficoltà, aiutare i “buoni” affossando e neutralizzando “i malvagi”. Una lucida follia si impadronisce di lui: mette in atto un piano assurdo e diabolico (sebbene per una buona causa), e così facendo, sentendosi finalmente energico e forte, non più passivo, sposando l’azione per mettere da parte momentaneamente la speculazione, il professore torna – trionfalmente, serenamente – alla vita. Il lavoro, la scrittura, l’amore, tutto funziona, tutto torna a splendere. Fino a che, inevitabilmente, le cose si complicheranno.

Più lieve e brillante del glaciale e perfetto Match Point per la piacevole ironia in cui Allen è maestro, Irrational Man è in un certo senso una variazione su tema (il delitto, la colpa); se è vero che in parte Allen si ripete – le descrizioni attente dell’upper class con le sue nevrosi e le sue manie, le ambientazioni raffinate, i dialoghi ricchi e corposi – questo di fatto non ha alcun peso nell’economia interna del film, che resta a tutti gli effetti un’ottima riflessione sulla precarietà dell’esistenza e sulla labilità delle nostre leggi morali (non manca il riferimento a Kant) sviluppata con toni – a tratti – di commedia nera, e supportata da ottimi interpreti: la graziosa Emma Stone – già diretta dal regista nel precedente Magic in the Moonlight – e un Joaquin Phoenix assolutamente perfetto nel ruolo dell’irrational man dalle molte facce, prima autolesionista e romantico e poi cinico e spietato.

Trama:

Abe Lucas è uno stimato professore di filosofia che sta attraversando una fase estremamente negativa, si sente depresso e demotivato quasi al punto di non voler più vivere. Fino a quando progetta, con lucida follia, di dare un nuovo senso al suo presente, scegliendo di compiere a fin di bene un’azione assurda e terribile.


di Arianna Pagliara
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