In questo mondo libero

in_questo_mondo_libero_-_loach

in_questo_mondo_libero_-_loachA Londra, una ragazza madre, impiegata di un’agenzia di lavoro interinale, subisce l’ennesimo licenziamento da parte di padroni senza scrupoli. Per sopravvivere, insieme ad un’amica di colore, crea una propria agenzia che non esita a sfruttare, fuori da ogni regola, centinaia di immigrati provenienti dalla Polonia, dall’Ucraina e dal Medio Oriente. Truffata a sua volta da uomini ben più potenti di lei, farà lo stesso con i lavoratori rifiutando loro il denaro pattuito, e subendo infine, la loro rabbia.
Un Ken Loach in stato di grazia, con un’opera lucida e disperata, ben scritta dal fedele sceneggiatore Paul Laverty, e filmata con ammirevole essenzialità, ma soprattutto capace di narrare le dinamiche della fame e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo da un’angolazione inedita, tanto più acuta e ricca di verità, quanto priva della cosiddetta retorica delle vittime (nei suoi film precedenti i personaggi principali sono quasi sempre simpatici), che rischiava di trasformarsi in manierismo auto-consolatorio, così caro a certa sinistra europea.
In questo mondo libero vi sono persone comuni, come la protagonista del film, che sono vittime dello sfruttamento, ma al tempo stesso divenendo esse stesse sfruttatori. Cattivi, cinici e privi di scrupoli non più di quanto lo sia la maggior parte della gente normale. Ma anche buoni e comprensivi a seconda delle circostanze. La giovane protagonista si trasforma, per sopravvivere, in una sfruttatrice, tuttavia continuando, in forma diverse ad essere una sfruttata. Questo permette al regista di smascherare le logiche verticali dello sfruttamento post-capitalista nell’Europa globalizzata, senza, che la sua passione morale e ideologica si trasformi in sermone. Un film terribile e necessario!


di Maurizio Fantoni Minnella
Condividi

di Maurizio Fantoni Minnella
Condividi