Il ragazzo invisibile

Per una corretta lettura dell’ultimo film di Salvatores occorre uno sguardo complice con la materia trattata, e la consapevolezza che il regista si rivolge, con questo suo brioso e divertito racconto, anche e soprattutto a ragazzi e adolescenti. Non perché il protagonista della storia sia un ragazzino – come del resto era avvenuto con il riuscito, ma completamente diverso, Io non ho paura – ma piuttosto per via che le logiche che dominano la narrazione, così come lo stile che permea in generale il lungometraggio, sono da ascrivere più direttamente all’universo del fumetto che non a quello del cinema tout-court. Il ragazzo invisibile non vuole essere insomma semplicemente un film su un ragazzo, ma anzitutto un film per ragazzi, esempio raro nel panorama del cinema italiano contemporaneo, nel quale sono davvero pochi i registi che percorrono questa strada. L’intenzione, la scelta del regista si concretizza attraverso una miriade di amabili invenzioni visive e con una tipizzazione dei personaggi a volte quasi cartoonesca che tuttavia non banalizza nulla, ma al contrario suscita simpatia; Salvatores si prende la libertà di miscelare in maniera giocosa e anarchica i registri del tragico e del comico/fantastico, secondo modalità che non appartengono all’universo pulito e coerente del cinema puro – dove stonerebbero – ma che invece trovano ragion d’essere, consistenza e sensatezza tra le pagine di un fumetto o di una graphic novel.

La storia di Michele è, in principio, quella di molti adolescenti: una madre premurosa che tuttavia non riesce a penetrare nel suo mondo segreto, un padre assente, la noia della scuola, le prepotenze e i soprusi dei bulli della classe, l’indifferenza crudele della ragazzina bionda di cui è invaghito. Pochi amici, tante insicurezze. Entusiasmo e solitudine, speranze e delusioni. Fino a che, dopo l’ennesima figuraccia con i compagni alla festa di Halloween, scappa via e se ne va al letto arrabbiato e amareggiato con il costume da supereroe ancora indosso. La mattina dopo, al risveglio, Michele non c’è più: vede, sente, parla, ma i vestiti sono un involucro che racchiude un nulla inspiegabilmente trasparente. Se prima nessuno lo notava, adesso è diventato letteralmente invisibile. Questa destabilizzante scoperta in principio diventa un’ottima occasione per vendicarsi – finalmente! – dei dispetti e dei tormenti subiti; mano a mano però, appare chiaro che questo suo singolare “superpotere” è collegato alla contemporanea scomparsa di alcuni suoi compagni, forse misteriosamente rapiti.

A questo punto l’invisibilità del protagonista, oltre che una metafora esistenziale (ricordiamo che il regista sceglie un linguaggio diretto e chiaro, in maniera voluta e consapevole) diventa l’imput per virare verso l’avventuroso e il fantastico in maniera sempre più dichiarata.

Salvatores firma dunque un film gradevole, che si lascia guardare con piacere e coinvolgimento, andando incontro alle esigenze del pubblico senza per questo perdere di consistenza. Balza in primo piano la cura per l’impasto puramente visivo (fotografia, luci, scenografie), sommato a una colonna sonora vivace e indovinata e a una scelta oculata del cast: eccellente il piccolo protagonista Ludovico Girardello affiancato da Valeria Golino – una sicura garanzia – nei panni di una madre single stanca ma sempre sollecita e affettuosa, insieme a uno spaesato, credibile Fabrizio Bentivoglio e un’algida ed enigmatica Ksenia Rappoport.

Molti sono gli spunti e le riflessioni che si affastellano entro la cornice del film, ora in primo piano ora sullo sfondo. Il senso di inadeguatezza, i dubbi e le insicurezze dell’adolescenza vengono  messi a confronto, en passant, con la spensieratezza dell’infanzia (pensiamo al personaggio della piccola, adorabile Candela): ai bambini infatti, con la loro fantasia smisurata, è concesso di vivere in un mondo dove tutto è possibile e la diversità non fa paura. Ancora, l’amore, l’intimità, la coscienza della propria – incerta – identità prendono forma nella mente di Michele come schiaccianti domande esistenziali. E dietro a tutto, l’eco lontana del disastro nucleare,  oltre l’onnicomprensiva, eterna lotta – fumettistica e naïve, ma non per questo meno ambigua e reale – tra bene e male.

Trama

Michele è un ragazzino intelligente e un po’ introverso che vive con la madre, poliziotta. Tormentato dai bulli della scuola e invaghito di una graziosa ragazza che però non lo degna di uno sguardo, si sente quasi “invisibile”. Finché una mattina si guarda allo specchio e non vede più il suo riflesso: forse come gli eroi dei fumetti ha acquisito una sorta di superpotere che lo rende appunto, letteralmente, invisibile. A questa curiosa e sconcertante scoperta seguiranno avventure rischiose e incredibili, che cambieranno radicalmente – e in meglio – la sua visione delle cose.


di Arianna Pagliara
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