Il quinto potere
Occorrono considerazioni di carattere storiografico e sociopolitico per analizzare e fornire un’adeguata interpretazione del film di Bill Condon. Focalizzare l’attenzione solo sull’aspetto filmico, sarebbe riduttivo nei confronti del complesso sistema informativo richiamato. Stabilita la separazione dei primi tre poteri, si nominano e si definiscono i successivi come “Quarto” relativo alla stampa e “Quinto” attinente alla televisione. Una denominazione dovuta alle proprie capacità mediatiche di influenzare le opinioni delle masse. Ma se Wikileaks nasce e si sviluppa sulla Rete, piattaforma che cela opportunità e pericoli equivalenti a quelli dei più tradizionali mezzi di comunicazione, è lecito domandarsi perché non titolarlo “Sesto Potere”?. Detto ciò, risulta doverosa una premessa storica.
Se nel 1941, è Orson Welles ad anticiparne gli esiti sconvolgenti derivanti dal mezzo informativo, e nel 1976 è Sidney Lumet a destabilizzarne ogni logica morale facendo della televisione uno strumento di propaganda alienante, nel 2013 ci pensa il regista di Breaking Dawn, a darne una propria rappresentazione, basandosi sui racconti di Daniel Domscheit-Berg, acerrimo nemico del più “egocentrista” Julian Assange. Si perché, il protagonista di questo spy movie, descritto come un rivoluzionario autoritario ma dai buoni ideali, secondo alcune dichiarazioni, sembra essere lontano dal suo originale, il quale, delegittima il film ed esorta lo stesso attore, Benedict Cumberbatch a riconsiderare il suo coinvolgimento in un’opera definita “miserabile”. Egli considera la pellicola ingannevole e propagandistica, un mezzo per disapprovare la sua attività al fine di rendere illecito l’intento sociale di Wikileaks. Un’affermazione che giustifica la scelta di Josh Singer di trarre la sceneggiatura dal libro di Berg e dagli scritti dei giornalisti del Guardian, David Leigh e Luke Harding, piuttosto che coinvolgere l’attivista alla stesura dello script. A questo proposito, la produzione non si pone problemi, anzi, avere un libro già stampato con una probabile deformazione dei fatti, dovuti ai precedenti intercorsi tra i due hacker, può essere un vantaggio nella costruzione di una storia che non vuole (e non deve) essere autobiografica, con il rischio, quindi, di riprodurre un carisma pericoloso e coinvolgente, ma deve limitarsi a narrare equilibratamente la vicenda secondo i dettami del thriller.
Ritmo concitato, montaggio serrato, dolly circolari, composizioni sceniche e dialoghi consistenti ed efficaci, nel complesso, una struttura filmica piuttosto robusta che presenta analogie con quella proposta in “The Social Network di Ficher. La partitura elettronica di Cart Burwell è funzionale alla narrazione anche nei momenti più intensi e delicati; particolarmente efficace, inoltre, la grafia didascalica necessaria alla comprensione degli avvenimenti. Notevoli le rappresentazioni oniriche degli schemi del sistema lavorativo informatico e delle sue job relations. Le panoramiche monumentali sovrastanti le diverse città europee e i movimenti della macchina a mano libera che riproducono sensazioni e stati ansanti, risultano ancora una volta emotivamente adatti alla narrazione.
Condon dirige con coerenza stilistica, scegliendo piani visivi e tonalità adeguate, ripartisce la struttura antologica del dramma e descrive l’ascesa di Wikileaks attraverso prospettive differenti. Il film si struttura su piani paralleli il cui elemento di congiunzione è l’amicizia tra Julian e Daniel, dapprima nella condivisione di un ideale, l’informazione libera e trasparente, lo sviluppo del web site per la divulgazione e in seguito, nel perseverare verso un obiettivo comune. Ma la negazione, i vari contrasti, i dispostismi frantumano il gruppo, l’entusiasmo e le speranze. Nel finale il regista annulla la dimensione filmica, preferendo che sia il pubblico stesso a porsi il problema sulla veridicità informativa. Purtroppo, nella valutazione globale del film, nei fatti narrati non esistono certezze, ma solo punti di vista che, purtroppo, sono solo quelli di Berg.
Trama
Julian Assange è un giornalista e attivista australiano con un passato di hacker, fondatore di Wikileaks, un web site dove vengono pubblicati documenti riservati. A Berlino conosce Daniel Berg, un informatico che lo aiuta nel progetto divenendo il suo braccio destro. Insieme, sviluppano un sistema di contro informazione globale che piega regimi e svela segreti bancari. Quando vengono in possesso del Cablegate, un file contenente oltre 250.000 dispacci inviati agli Stati Uniti dalle varie ambasciate, si scontrano sul piano ideologico. Questo li porterà a prendere decisioni risolutive.
di Lorenzo Muscoso