Il fiore del male
Il fiore del male è un film rigoroso, formalmente perfetto, dalla splendida fotografia e con un cast indovinato. L’opera di Claude Chabrol si interroga sul tema tragico della colpa: chi è il colpevole? Colui che commette il crimine? Colui che viene accusato? Colui che lo provoca? E, poi, colpevole di che? E se il tempo non esiste?
Ancora una volta il regista francese sovverte totalmente lo schema tipico del film poliziesco (chi è il colpevole? Perché ha ucciso? Verrà scoperto?) per spostare la questione su un piano ben più elevato e complesso: quello etico. In quest’ambito tutto si complica e non esistono più risposte nette: la zia Line, per esempio, è moralmente colpevole della morte del padre, Pierre Charpin, se è vero che lui ha, a sua volta, contribuito alla morte del figlio partigiano?
Analogamente, si può condannare François Vasseur per il suo desiderio di eliminare un padre “ipocrita, cattivo, bugiardo e gaudente”, nonché possibile autore del volantino anonimo che innesca il succedersi degli eventi?
La tragicità del delitto, allora, risiede non tanto nel fatto in sé quanto nella sua ineluttabilità: come nel mito greco, nessuno può sfuggire al suo destino. Invano, François, attraverso la fuga e l’abbandono delle sicurezze familiari, cerca di sottrarsi al fatale ripetersi degli eventi: al suo ritorno dagli Stati Uniti trova la stessa identica situazione di quando è partito…
“Più il tempo passa e più mi interessa raccontare le storie di giovani che vivono e crescono in un ambiente vecchio, schiacciati dal peso del passato” , ha dichiarato, in proposito, lo stesso Chabrol. In effetti, il film non lascia spazio ad illusioni di sorta: se non ci fosse un crimine, forse, non ci sarebbe nulla da raccontare, perché nulla cambia, ma poi anche il crimine dimostra, ulteriormente, che nulla cambia…
In altre parole, i personaggi del film si riproducono, hanno età diverse ma sono sempre gli stessi, generazione dopo generazione. In un contesto del genere, in cui, significativamente, anche la giovane coppia composta da François e Michèle, per la prima notte insieme, decide di appartarsi nella casa al mare che appartiene, comunque, alla famiglia, non esistono vie d’uscita.
Non resta che continuare a salvare le apparenze e “cercare, almeno, di fare bella figura!”.
di Mariella Cruciani