Il cattivo tenente
Che Werner Herzog fosse un grandissimo regista non avevamo alcun dubbio. Che fosse perfettamente in grado di misurarsi con gli stilemi del cinema americano ne abbiamo avuto la prova. Il cattivo tenente è in tal senso una pellicola emblematica che mette in luce le attitudini elastiche di un cineasta dalla fortissima impostazione autoriale, cioè la sua evidente capacità di giocare anche “fuori casa” e di portare a termine una prestazione eccellente in “territorio ostile”. Non solo. Herzog riesce a gestire in maniera raffinata la materia narrativo/espressiva al punto di percorrere anche le strade impervie della deriva visionaria e del grottesco.
Il cattivo tenente però è anche un poliziesco di stampo classico, uno di quei polizieschi americani basati su un principio molto preciso: il bene e il male sono fattori che si confondono, che convivono nello stesso corpo, nella stessa mente.
Herzog descrive con impostazione registica mai ripetitiva l’inabissarsi nella corruzione fisica e mentale di un ufficiale di Polizia che pur drogandosi e commettendo ogni genere di illegalità all’improvviso diviene capace di gesti di umanità. Il regista tedesco elabora in maniera assai efficace l’ambiguità del personaggio e lo pone di volta in volta in situazioni pericolose, tragiche, comiche, assurde, surreali. Terence McDonagh, questo il nome del personaggio principale, vive in uno stato di perenne devastazione mentale, percorre costantemente il confine che separa lucidità e delirio. Nicolas Cage, che ricopre il ruolo centrale, fornisce una buona prova, probabilmente perché ben diretto da Herzog e ben collocato nella parte di un personaggio tutto esteriore e folle.
Werner Herzog da parte sua rispetta e allo stesso tempo rende caricaturale il genere poliziesco e non perde occasione per lanciare il suo sguardo in una società complessa e contraddittoria come quella degli Stai Uniti d’America. È venuto fuori un film angosciate e divertente, teso e comico, tragico e grottesco, una specie di grandioso esercizio di genere condito con le caratteristiche della poetica e dello stile del cinema del cineasta tedesco.
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di Maurizio G. De Bonis