I segreti di Wind River
Il quarantottenne sceneggiatore texano Taylor Sheridan è considerato un nome interessante nel panorama del cinema d’oltreoceano. Dopo cinque lustri come attore prevalentemente televisivo, con solo tre film – una vera e propria trilogia tematica che esplora la moderna frontiera americana – ha ottenuto una candidatura agli Oscar e vari premi a livello internazionale. In Sicario (2015) diretto da Denis Villeneuve ed interpretato da Benicio Del Toro, si è occupato della di violenza senza limiti lungo il confine statunitense/messicano, mentre in Hell or High Water (2016) diretto da David Mackenzie, con Jeff Bridges convincente protagonista, ha raccontato il divario tra immensa ricchezza e povertà nella terra dei Comanches del Texas.
I segreti di Wind River (Wind River, 2017) si occupa del dramma dei nativi americani, visti all’interno di una riserva delle tribù Arapahoe e Shoshone; il film è girato nel freddissimo Wyoming per le scene della neve senza fine e nello Utah per gli altri esterni.
Sheridan ha scelto di debuttare alla regia con questo lungometraggio – costato 11 milioni di dollari – perché temeva di non trovare qualcuno che capisse a fondo lo spirito di quanto aveva scritto. Il soggetto è stato approvato dai capi di varie tribù che hanno visto nel lavoro di Sheridan una buona possibilità per potere far conoscere la realtà degli stupri di cui spesso sono vittime le donne della loro etnia, degli uomini bianchi non sempre con una fedina pulita che lavorano nella sicurezza dei pozzi petroliferi abbandonati dagli altri lavoratori nei rigidi mesi invernali, della droga e dell’alcolismo, questi ultimi elementi unici fedeli compagni di molti abitanti di queste difficili terre.
A parte i padroni di casa Shoshone e Arapahoe, nativi che abitano nella riserva dove è stato in gran parte girato il film, molto utile e collaborativa è stata la tribù dei Tunica-Biloxi della Louisiana, particolarmente influente e con una buona situazione finanziaria, che ha in gran parte finanziato la produzione e l’ha appoggiata anche in termini di lancio sul mercato internazionale.
Sheridan ha fatto un ottimo lavoro riguardo lo script
Sheridan ha fatto un ottimo lavoro riguardo lo script, ponderando ogni cosa ed evitando fraintendimenti nella lettura di una vicenda che vuole e sa raccontare una realtà disturbante in cui non si sa bene chi siano i buoni e chi i cattivi. Si tratta di un film potente, che supera la monotonia donata dall’imperante neve per offrire forti emozioni, per raccontare di un mondo di disperati che cavalca la vita senza mai dominarla, in cui è già un successo sopravvivere. Il freddo che ghiaccia i polmoni e uccide senza possibilità di scampo, donne che credono all’amore e per questo trovano la morte, padri disperati uniti nel lutto di avere perduto la loro giovanissima figlia.
Pochi i personaggi, molti i passaggi di grande tensione emotiva. La ragazza stuprata che corre a piedi nudi nella neve per sfuggire ai suoi carnefici è una Arapahoe figlia di un amico del bianco: ha voluto credere nella bontà degli uomini e per questo ha trovato la morte. La giovane agente del FBI inviata dall’Ufficio in mezzo al gelido mondo di un apparente eterno inverno è probabilmente alla sua prima missione da sola. Viene da Las Vegas in tenuta estiva, con pietà (non amore) viene aiutata a vestirsi in maniera più pesante dalla madre della giovane (bello il commento fatto sullo slip della ragazza da parte della donna). Ha paura ma lei, in quella landa che non è sotto la giurisdizione dello Stato – le Riserve dipendono direttamente da Washington – è l’unica autorità, quella a cui si chiede di gestire ogni cosa, che dovrebbe fare ragionare persone che si affrontano per uccidersi.
Il cacciatore bianco sa essere un buon padre di un bambino che ha appena imparato ad andare a cavallo e si sente un cowboy, ma il padre gli dice che lui cavalca come un vero Arapahoe come i suoi avi. Ha sposato una bella nativa da cui ha avuto anche una figlia che a sedici anni, mentre lui era in un motel assieme alla madre per dimenticare le settimane in cui era relegato tra le nevi, era stata uccisa da dei balordi. E’ freddo, determinato, ma soffre per non avere saputo proteggere la ragazza, per non essere stato lì per evitare la sua tragica morte, per non essere riuscito a dare un volto a chi ha tradito la fiducia dell’adolescente, per non essersi potuto vendicare. Accetta, così, di accompagnare la Federale perché la vede indifesa ma anche per vendicare la ragazza barbaramente stuprata: sa che se scoprirà i responsabili, questi non saranno giudicati dalle Autorità ma da lui, in grado di donare la libertà o la morte.
Ci sono i dipendenti della Società dei pozzi petroliferi eternamente drogati e ubriachi, ad eccezione del fidanzato della morta. Sono amorali, conoscono solo quella vita, non sanno cosa sia l’amore, spesso hanno lasciato il mondo civile perché hanno qualcosa da dimenticare o hanno l’esigenza di sparire. Sheridan non li giustifica ma, nello stesso tempo, non li condanna: sa che questa realtà esiste da tempo innumerevole e che, se non vengono eliminate le cause alla base, rimarrà tale per sempre.
I più presenti, anche se meno visibili, sono i nativi che rappresentano la saggezza, il rispetto delle tradizioni, la capacità di essere uomini liberi all’interno di un mal celato carcere in cui sono stati emarginati. Il padre e la madre della ragazza non hanno lacrime vivendo con apparente rassegnazione quello che il Fato ha loro riservato. Bello il dialogo tra l’uomo e chi lo accusa di non avere badato alla figlia: lui risponde che lei aveva 18 anni e che era adulta. Per i nativi, i figli devono avere la loro vita autonoma e, anche se vivono in famiglia, sono lasciati da soli a decidere del loro futuro: lo spirito libero che li ha sempre contraddistinti si vede anche nei confronti dei giovani.
Alla sua prima esperienza, lo sceneggiatore ha vinto a Cannes, dove il film era stato proposto nella sezione Un Certain Regard, il premio quale migliore regista.
Trama
Un cacciatore solitario è incaricato di uccidere un puma: nella sua ricerca, tra le nevi si imbatte nel corpo senza vita della figlia di un suo amico Nativo. Forse spinto dal ricordo della figlia adolescente uccisa, accetta di unirsi alla giovane e poco esperta agente FBI – inviata da Las Vegas nel gelido mondo della Riserva in cui è l’unica che può avere autorità legale - in una pericolosa caccia a chi ha stuprato la ragazza. Testimoni di ogni cosa, la neve, il freddo, la disperazione.di Furio Fossati