Florida

Il sessantenne Philippe Le Guay è un valido attore e anche quando si trasforma in regista riesce, alle volte, a dare vita a buoni film. È il caso di Molière in bicicletta (Alceste à bicyclette, 2013) e, soprattutto, de Le donne del 6º piano (Les femmes du 6e étage, 2010), entrambi interpretati da un bravissimo Fabrice Luchini.

La prima volta che il regista parte da un’idea non originale (di Florian Zeller), dà l’impressione di essere a disagio nel difficile tentativo di rispettare il testo iniziale e allo stesso tempo di trasformarlo in qualcosa che potrebbe anche amare. Cerca, così, di prendersi alcune libertà per poi ricadere nel limbo del timore di tradire proprio Florian Zeller (cosa che gli preclude l’originalità).
Nelle intenzioni Florida dovrebbe essere opera indipendente, priva delle caratteristiche di pièce teatrale, ma così non è. Tutti i dialoghi, lo sviluppo narrativo, il ritmo sono legati a quelli del palcoscenico con lunghissime “conversazioni” che, alla fine, riducono l’interesse del pubblico.

La macchina da presa scava il volto di Rochefort, lo riduce a sofferta maschera di un uomo che ha iniziato inesorabilmente il viale del tramonto. Tempi dilatati, attenzione per i particolari che sottolineano la decadenza, un impietoso gioco in cui ogni tentativo di Claude – questo il nome del personaggio – di dimostrare a sé stesso e agli altri di essere protagonista della propria vita appare come un fallimento.

Il personaggio centrale si è ritirato dal lavoro ma vorrebbe essere ancora un protagonista, soffre per le attenzioni della figlia maggiore che lo tratta da vecchio come lui non accetta di essere. È una lotta impari col tempo che incalza:  il futuro è legato più alla sopravvivenza che non alla possibilità di avere ulteriori momenti di felicità.
Proprietario e dirigente di una grossa cartiera, da anni si vede messo da parte e quando decide di fare un salto nella sua ex azienda, ben presto si accorge di non essere riconosciuto e lui stesso ha difficoltà nell’identificare quella fabbrica ipertecnologica in quello che lui aveva creato. Ogni suo tentativo di alzare la testa è caratterizzato da un fallimento e il suo modo di difendersi dalle troppe attenzioni della figlia sono quasi patetici. La sua lotta contro le badanti è caratteristica di tanti anziani e in queste scene, virate verso la commedia leggera, ci sono alcuni passaggi interessanti.

Per fortuna, Le Guay riesce ad evitare i toni del melò ma, nello stesso tempo, non dona mai atmosfere leggere ad una storia in cui il dramma incombe su ogni scena. Per creare ulteriore malinconia utilizza sfondi di campagne immense, di una villa curata ma tristemente deserta, di un lago bello ma fin troppo privo di emozioni. Sulla carta tutto è molto bene studiato, ma sullo schermo questa storia intima non riesce a donare autentiche emozioni. Si è spettatori di qualcosa che mai riesce a coinvolgere emotivamente.

Florida è una commedia a due personaggi a cui si aggiungono, per meglio delineare le situazioni di crollo del uomo, altri ruoli minori che poco lasciano nella mente. Philippe Le Guay ha firmato un film non completamente riuscito in cui mai è in grado di essere narratore efficace. Sembra non senta completamente la vicenda e, per questo, si mette a sua disposizione senza aggiungere altro alla sua bravura realizzativa. La scelta di inserire ‘fantasmi’ – la madre di Claude, lui genitore di figlie piccole viste in filmini familiari, la moglie morta – non appare felice, dando un senso di forzoso alla narrazione.

Jean Rochefort, nonostante i buoni rapporti col regista, non ha accettato immediatamente di interpretare il film anche perché non convinto di una sceneggiatura troppo buonista che raccontava il suo personaggio come un vecchio destinato a spegnere ogni sua speranza. Lo ha voluto più duro, a tratti insopportabile, perché così poteva diventare più interessante e, soprattutto, non costringeva il pubblico ad amarlo e compatirlo troppo. Ma il risultato finale si riduce a proporre due anime della stessa storia che difficilmente riescono ad amalgamarsi in maniera completa. La figlia fin troppo presente nella sua vita è interpretata dalla brava Sandrine Kiberlain che vive con professionalità il difficile momento in cui sente di non essere più protetta dal padre ma di dovere essere lei a donargli una serenità da madre premurosa.

TRAMA

 

Claude è un uomo ormai negli ottanta anni, che non accetta di divenire vecchio. Dirigente e proprietario di cartiera, tenta di combattere le troppo pressanti attenzioni della figlia maggiore che gli impone riposo assoluto e la presenza di una badante. Nel tentativo di sentirsi nuovamente protagonista della propria vita, si imbarca su  un aereo per raggiungere in Florida la figlia minore in un viaggio che cambierà completamente le sue prospettive future.


di Furio Fossati
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