Karlovy Vary 2023
Renzo Fegatelli analizza tre film del Concorso del Festival di Karlovy Vary 2023.
TOORHAYE KHALI (Reti vuote)
Sezione ufficiale
di Behrooz Karamizade
Durata: 101’
Anno: 2023
Produzione: Germania, Iran
Promettente esordio del giovane regista iraniano Behrooz Karamidaze con un film sull’Iran di oggi, ambientato lontano da Teheran in una città dove le tradizioni e i contrasti sociali emergono con maggiore evidenza. Sorta di Romeo e Giulietta dei tempi moderni, narra la difficile storia d’amore tra Amir e Narges. Figlio unico di madre vedova, Amir ha una relazione sentimentale con Narges. La ragazza, cresciuta in una famiglia agiata, vive in maniera lieta il suo legame segreto col giovanotto, cameriere in un noto ristorante. Amir, però, nel tentativo di difendere un cliente che ha pagato in ritardo viene messo alla porta. Senza lavoro, il giovane vorrebbe almeno salvare il legame con Narges sposandola. La madre, saggiamente, gli fa capire che senza un lavoro e un luogo dove vivere, il matrimonio non avrebbe senso.
Amir reagisce cercando un lavoro in città, ma non trova niente. Un anziano conoscente gli suggerisce un lavoro da pescatore, a un’ora di distanza, ma sottolinea che si tratta di lavoro duro e pericoloso. In sella alla sua moto, Amir si presenta al capo di un gruppo di brutti ceffi. Il lavoro offerto è logorante e la paga misera, ma il giovane accetta. Scopre di lavorare con pescatori illegali, bracconieri del mare, balordi e tiranni, ma non demorde: vuole guadagnare per potersi sposare. Alla madre e alla ragazza nasconde il lato oscuro del suo lavoro e si presenta con la madre dai genitori di Narges. Questi dicono chiaramente che per la loro figlia vogliono un partito del suo stesso livello. Amir non demorde, tuttavia alcuni fatti nuovi gli fanno capire che la sua è una situazione insostenibile. Dapprima la confessione del giovane col quale divide l’alloggio. Omir è un blogger che per sfuggire al regime degli Ayatollah lavora con i pescatori che gli hanno promesso di farlo sbarcare di notte in un porto straniero e che in realtà lo tengono prigioniero sfruttandolo. Lui decide di aiutarlo, portandolo in barca di notte in terra straniera, ma durante una improvvisa tempesta Omid annega. Poi il diverbio con la ragazza che incuriosita dal mutato comportamento di Amir lo segue in taxi sul posto di lavoro assistendo al comportamento criminale dei suoi datori di lavoro. E infine un’incursione della polizia che blocca l’attività dei pescatori. Ad Amir non resta che la fuga, di notte, sulla barca dalla quale è caduto Omid, verso un lido straniero.
L’inizio è gioioso, con Amir e Narges al mare in una giornata di sole, nuotando tra gli scogli. E anche le scene successive mostrano l’attrazione reciproca e l’approccio affettuoso. È il licenziamento che fa esplodere la condizione sociale, facendo emergere l’impraticabilità di una relazione e il comportamento di Narges che non vuol rinunciare agli agi del suo ceto. Sostenuto da un serrato ritmo narrativo, il percorso di Amir lascia trapelare anche i guasti di una società strozzata dall’embargo e oppressa dalla politica degli Ayatollah.
FREMONT
Sezione Ufficiale
di Babak Jalali
Durata: 91’
Anno: 2023
Produzione: USA
Quarto film del regista iraniano, scritto insieme con Carolina Cavalli che l’anno scorso ha esordito come regista al Festival di Venezia con Amanda, Fremont è un lavoro essenziale, che si limita a una selezione di scene spesso ripetitive per trasmettere allo spettatore la solitudine e il senso di colpa di una rifugiata afgana. E lo fa con una cinematografia in bianco e nero per evitare i toni gioiosi dei colori. Ammiratore dei film di Jim Jarmusch e di Kaurismaki, il regista apre l’opera con una scena sul posto di lavoro dove Donya, la protagonista, scrive frasi per i bigliettini da inserire nei dolcetti, i fortune cookies.
In Afghanistan Donya aveva lavorato come traduttrice per l’esercito USA, ma è dovuta espatriare per timore della vendetta dei Talebani, e ha dovuto separarsi dalla sua famiglia. Vive in un caseggiato abitato in larga parte da afgani ed emigrati da altri paesi asiatici. Il senso di colpa per il passato che si è lasciata alle spalle le procura notti insonni e frequenta un medico che spesso, per incoraggiarla, le legge pagine di “Zanna bianca”. Ed è anche quello che gli fornisce le pillole contro l’insonnia, ma è molto misurato: ultimamente limita le prescrizioni perché vorrebbe che lei gli parlasse del suo vissuto in Afghanistan.
Sempre impassibile e controllata, Donya ha pochi altri interlocutori. A volte scambia qualche parola col vicino afghano che esce di sera sulla veranda per fumare una sigaretta e la sorprende sostenendo che quando osservava le stelle nel suo paese, erano sempre ferme allo stesso posto, mentre qui si spostano continuamente. La sorprende anche il cuoco-cameriere della mensa che le consiglia di vedere le serie della TV, ma che non si sappia in giro. La rassicura, invece, il datore di lavoro, un cinese che vorrebbe vederla preoccuparsi del futuro e che la difende da sua moglie alla quale non piacciono le frasi che lei inserisce nei dolci.
In breve: un elenco di solitudini. Persone che del vasto paese conoscono poco più della loro casa e del posto di lavoro. Tuttavia, le molte sollecitazioni cominciano a far presa sulla ragazza. La vediamo alla guida della sua auto, fermarsi in una isolata stazione di servizio e dialogare col giovane gerente che la invita a prendere un caffè. Sicuramente non si tratta del film da festeggiare la domenica insieme agli amici. E tanto meno lo avrebbe voluto il regista. Quello di Fremont è un racconto asciutto, misurato, sensibile che vuol descrivere la solitudine di emigranti che non riescono a inserirsi nella società che li accoglie.
UROTCITE NA BLAGA (Le lezioni di Blaga)
Sezione ufficiale
di Stephan Komandarev
Durata: 114’
Anno: 2023
Produzione: Bulgaria, Germania
Se uno volesse conoscere meglio le truffe in atto nella Bulgaria odierna, e i tranelli operati tramite internet e la telefonia, dovrebbe vedere il film di Komandarev. Si apre con un’insegnante in pensione, Blaga, una settantenne che ha appena perso il marito, e che sta contrattando il prezzo dell’inumazione con un blando funzionario del cimitero. Più i minuti passano, più il prezzo aumenta, ma l’anziana signora è decisa a racimolare il necessario per onorare le ultime volontà del marito.
Tornata a casa, mette insieme la somma e l’infila in una busta. È una giornata come tante: calma, grigia, uggiosa, che viene interrotta da una telefonata. Si tratta della polizia, che le chiede di aiutarla nella cattura di un criminale che sta per salire per rapinarla: vogliono coglierlo sul fatto ed essendo loro appostati intorno alla casa le dicono di mettere soldi e averi in una busta di plastica e di gettarla dalla finestra. L’ingiunzione è perentoria, per la donna è il panico: prende i soldi della tomba, li getta dalla finestra, e aspetta la visita degli agenti. Non verrà nessuno. Andrà dalla polizia, ma è evidente che è stata truffata.
Anziana che arrotonda la magra pensione con qualche lezione privata, Blaga ha un’allieva ucraina, scappata dalla guerra, in attesa di ottenere la cittadinanza bulgara. Esperta di Internet, le chiede di mettere in rete la ricerca di nuovi allievi. Poi, considerando che il marito le ha lasciato un auto, si offre per consegne a domicilio dichiarando però di avere quarant’anni. Farà un paio di consegne, ricevendo ogni volta un compenso di 400 Lev, contro la sua pensione bloccata a 560 Lev. È evidente che è al servizio dei truffatori. Rischia anche di essere scoperta da un ragazzo affacciatosi alla finestra. Dopo una rocambolesca consegna, decide di tenersi tutti i soldi e di non collaborare più.
Il finale è drammatico: ne farà le spese la sua allieva e lei dovrà mutare residenza. Il regista Stephan Komandarev, nei film precedenti aveva già descritto le promesse dei governi postcomunisti e il mancato sostegno agli anziani e alle classi deboli. Qui si rivolge a una classe spesso celebrata dal cinema bulgaro, gli insegnanti, e mette in evidenza le trappole quotidiane per gli anziani, che vanno dal raggiro per ottenere uno spazio al cimitero a truffe che possono essere manovrate anche dall’estero. Senza dar peso a qualche ingenuità e al tono a volte didattico, stiamo parlando di uno dei migliori film in concorso.
di Renzo Fegatelli