Edmond

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williamh-macy-edmondRecentemente è stato distribuito in sordina un film che un paio di anni fa scosse anche il pubblico della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia: Edmond. La regia è firmata da Stuart Gordon, la sceneggiatura da David Mamet.
Si tratta di un lungometraggio algido e teso, drammatico e angoscioso, che cerca di scavare a fondo all’interno di una psicologia collettiva costituita da sensazioni individuali ricorrenti ma spesso nascoste dietro una cortina sovrastrutturale determinata dalla cultura moderna e occidentale. La paura e il desiderio, la ragione e la follia, la sottomissione e la violenza prevaricatrice sono tutti elementi che compongono il caleidoscopico meccanismo comunicativo di ogni essere umano. Mamet con gelida precisione si insinua, grazie alla sua scrittura essenziale e corrosiva, dentro l’abisso della contraddizione umana, evidenziando come ogni forma di terrore nasconda in realtà un desiderio represso, insopprimibile.

David Mamet ha scritto una sceneggiatura dalla struttura apparentemente rigida ma in verità calibrata nei minimi dettagli. Con intelligenza, il regista Stuart Gordon ha ideato un’architettura formale perfettamente accostabile al sistema narrativo elaborato da Mamet. Ne è venuto fuori un film glaciale e scioccante che regge perfettamente anche grazie alla misurata interpretazione di William H. Macy, senza dubbio uno dei migliori attori americani già interprete di capolavori come Homicide di David Mamet (insieme a Joe Mantegna) e Fargo dei Fratelli Coen. Questo trio, Mamet-Gordon-Macy, è stato in grado, dunque, di costruire un lavoro di straordinaria profondità nel quale gli aspetti linguistici, narrativi e visivi sono funzionali alla veicolazione di un contenuto che potrà sembrare sgradevole e disturbante ma che riesce con composta intensità a far emergere gli impulsi più profondi della coscienza individuale.


di Maurizio G. De Bonis
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