Domenica
Al centro di Domenica, ultima opera cinematografica di Wilma Labate, è il bisogno insopprimibile, per esistere, di amare ed essere amati.E’ questa la necessità vitale che anima e sostiene i personaggi del film: l’irriducibile ragazzina di nome Domenica e il misterioso commissario Sciarra.
L’urgenza di attenzioni e di affetto non riguarda, però, soltanto i protagonisti principali ma coinvolge anche figure secondarie che la regista accenna appena, come la sconosciuta bambina dell’istituto che, in silenzio, si stringe forte forte a Sciarra o il tenerissimo Arturo che si lascia docilmente andare alle coccole di Domenica.
Ognuno di noi possiede un orfano nascosto in fondo all’anima – ha dichiarato Wilma Labate e, in effetti, il film esprime, con grande forza, proprio questo stato d’animo.
Domenica e il commissario sembrano rispondere ad un appello misterioso: hanno disperatamente bisogno, per sopravvivere, l’uno dell’altra. In Sciarra la ragazzina ritrova il padre mai avuto e, grazie a lei, il commissario accetta il suo destino e, forse al termine della sua vita, incontra, per la prima volta, il bambino dimenticato dentro di sè.
Il reciproco riconoscimento, nonché il tacito patto di accoglienza e di aiuto, tra i due è sancito, alla fine, dalla richiesta che Domenica pone, con determinazione, all’altro: quella di condurla all’altare, un giorno, quando si sposerà.
Una promessa che il commissario, dai giorni contati, non può mantenere ma alla quale, pure, non si sottrae per non deludere la ragazzina che gli ha fatto conoscere un se stesso capace di indossare, metaforicamente e non, abiti nuovi.
Con la sgargiante camicia che Domenica ha comprato per lui, il commissario potrà essere scambiato per uno allegro e la ragazzina, dopo il loro incontro, non sarà più l’orfana della quale non importa niente a nessuno.
I due, come S. Oliva, lo stravagante mito di Domenica, alla quale tagliano le mani ma, poi, le ricrescono, sono nuovamente pronti ad affrontare le sfide che l’esistenza metterà loro innanzi.
Nella preghiera di ringraziamento che la ragazzina, nei panni della sua santa preferita, recita insistentemente è, infatti, contenuta una sorta di ironia da parte di chi, dagli altri, non ha ricevuto che colpi, ma anche il coraggio di chi, nonostante tutto, non si arrende.
Una bella lezione di vita, e di cinema, viene, dunque, da questo film essenziale e prezioso, intensamente interpretato da un soffertoClaudio Amendola e da una credibilissima Domenica Giuliano.
di Mariella Cruciani