Di nuovo in gioco
Per il suo ritorno come interprete in un film non diretto da lui, Clint Eastwood ha atteso quasi vent’anni. Sua ultima prova era stata Nel centro del mirino del 1993 diretto da Wolfgang Petersen, un gradevole action a fianco di John Malkovich. Peccato che abbia scelto questa storia, questo regista incapaci di fornirgli l’appoggio necessario per donarci una buona prova attoriale.
Il suo personaggio è la fotocopia di tanti altri suoi precedenti e non riesce mai realmente ad interessare. Primi piani sul viso segnato dall’età, qualche smorfia per fare capire il dolore, la certezza dalla prima scena che il finale non riserverà sorprese. E questo, per un film di quasi due ore, non è certo un pregio.
Pur non essendo da lui firmato, il film è facilmente a lui ascrivibile perché il cast è composto da suoi fidi collaboratori che da anni lo affiancano. Il neo regista Robert Lorenz è suo produttore e varie volte assistente, come del resto sono suoi frequenti collaboratori la costumista Deborah Hopper, lo scenografo James Murakami, il direttore di fotografia Tom Stern ed i montatori Joel Cox e Gary Roach. Non solo, tra gli attori c’è il figlio Scott. Quindi, è difficile notare che non sia un ‘suo’ film.
I dubbi possono venire se si analizza la regia. Ci si rende conto che manca la direzione degli attori con buoni interpreti che improvvisano non sempre con risultati finali; solo chi ha l’esperienza giusta, riesce ad uscirne completamente indenne. Le inquadrature sono perfette tecnicamente ma non raccontano nulla dell’animo di chi dovrebbe da loro essere raccontate, sono scontatissime realizzate più col manuale del provetto regista che non da un regista vero. Il racconto non ha i ritmi drammaturgici corretti con notevoli perdite di tensione, con una certa indecisione nel privilegiare love story, amor filiale o crisi dell’uomo in caduta libera per la vecchiaia.
Quindi, siamo di fronte ad un film ‘carino’ ma non bello privo delle caratteristiche principali per potere essere definito interessante. Se a questo aggiungiamo che è stato rimontato varie volte, si capisce che anche i produttori avevano qualche dubbio sulla sua effettiva riuscita. Nonostante sia stato presentato su oltre 3.200 schermi statunitensi a fine settembre e poi circuitato in vari paesi del mondo, il film non ha ancora coperto le spese di realizzazione ed in vari Stati non ha trovato distribuzione e verrà presentato solo nell’edizione in DVD.
Tutto suona di già visto, di scontato, di cliché usurato. L’anziano che non demorde, i nuovi colleghi che usano l’informatica e non il cuore, la figlia che lo ama e lo odia, la love story, l’ex promessa dello sport che si accontenta di scoprire altri talenti e che si innamora della donna dopo avere frainteso un suo comportamento ed averla lasciata. Ma grazie al valore un po’ di tutti gli interpreti, spesso più solisti che non facenti parte di una squadra affiatata, il prodotto non deluderà i patiti di Eastwood che lo apprezzano per quello che finora ha fatto e lo perdonano benevolmente nei momenti come questo meno interessanti.
Lo sviluppo della vicenda, privilegia la figura della figlia più che quella dello scout. La ragazza è rimasta orfana a sei anni, il padre aveva cercato di portarla con se ma ben presto l’aveva lasciata da uno zio per proseguire la sua vita errabonda tra un sordido motel e l’altro per seguire la promessa dello sport di quel momento. Poi un periodo con lui verso i 13 anni e l’abbandono definitivo tra collegi e college: da qui una crisi di abbandono che da sempre lei cerca di sconfiggere con sedute di psicanalisi. Donna in carriera, rischia di perdere il posto in avviato studio legale e divenire da associata a socio per tentare di riconquistare il padre tanto assente nella sua vita. Lei che affianca con gli occhi e la sua competenza il padre sulla via del declino, lei che si innamora di un giovane collega del padre che a suo tempo era stato brillante giocatore scoperto proprio da Eastwood.
A tutto questo si deve aggiungere che la precisa descrizione di un mondo poco conosciuto come quello del baseball, almeno per molti europei è un limite in più che non permette di ottenere una completa identificazione in quanto raccontato. L’entusiasmo per una palla colpita col bastone in una certa maniera e che esce dal campo di gioco, le tattiche per vincere le partite, l’incomprensione di come un giovane atleta assolutamente fuori peso possa essere considerato una prima scelta per la Lega Professionisti conducono lo spettatore ad una imbarazzante esclusione da quanto viene proposto sullo schermo.
Clint Eastwood, Incredibile ottantaduenne sempre in grado di lasciare un segno, si limita a fare l’attore ed il produttore in un film realizzato alla sua maniera, una specie di clone in cui manca il suo stile autoriale ma dove ogni cosa parla di lui. Soggettive bene realizzate, primi piani senza pietà sulle sue rughe e gli occhi di ghiaccio, un personaggio che è costruito per essere interpretato da lui e che lui salva nonostante la modesta sceneggiatura. Alla fine, comunque, è difficile ricordarsi una scena particolare in cui si sia evidenziata la sua bravura.
Amy Adams, con tre nomination agli Oscar e svariati premi vinti, non dimostra timori reberenziali nel duello col mito. Lo fronteggia battuta su battuta, occhiata su occhiata e alla fine, più per quanto scritto da Randy Brown che non per sua superiorità effettiva, esce vincitrice. Justin Timberlake con una prova volutamente sottotono fatta per non contrastare il duetto dei due veri protagonisti, dimostra di essere attore eclettico e sicuramente funzionale per il film. Gli manca un po’ di capacità nel lavorare senza una buona regia, ma tutto sommato la sua è una buona prova. John Goodman ha più un cammeo che non una vera parte. In lui c’è la tradizione del baseball, l’onestà, l’amicizia. Bravo in un ruolo che si è costruito con sapienza.
TRAMA
Gus, anziano e apprezzato scout del baseball, è in crisi perché si sente abbandonato dal fisico: problemi alla prostata, un glaucoma all’occhio destro. Ma non demorde, e accetta di andare a visionare un giocatore in Carolina dopo un lungo viaggio dalla Georgia dove vive fatto rischiosamente sulla fida decapottabile. Preoccupato per la sua salute, il capo e migliore amico dell’uomo avverte la figlia dei problemi del padre. Nonostante si sia sentita abbandonata dopo la morte della madre e abbia una promettente carriera di avvocato, la ragazza molla tutto per affiancarlo e per diventare l’occhio che lui non ha più.
di Redazione