Crossing Over
Presentato in anteprima all’ultimo Taormina Film Festival, questo Crossing Over, del registaWayne Kramer, affronta il tema della difficile condizione degli immigrati negli Stati Uniti d’America. Kramer dirige un film per il grande pubblico provando a farlo riflettere senza eccedere nella retorica dei buoni sentimenti. Le diverse storie dei protagonisti si snodano e si ricongiungono intorno al problema della permanenza legale nel Paese delle grandi opportunità, nell’America di oggi che ha inasprito il controllo sull’immigrazione e che vive nell’incubo di subire nuovi attacchi terroristici. Pur non perseguendo intenti di denuncia in senso stretto, il dramma degli immigrati è inquadrato e problematizzato nel contesto più ampio della società americana: una società dai mille colori, in cui lo stato combatte l’immigrazione clandestina, ma abusa anche dei poteri con cui la controlla; una società che ha rielaborato in modo traumatico l’11 settembre e che si rapporta con fobia alla sua parte musulmana; una società multietnica, che afferma, con le sue diverse culture, la forza di una democrazia vera, valida per tutti. Il film del regista sudafricano naturalizzato americano (e non a caso), pur nell’involucro hollywoodiano, tenta di offrire uno spaccato di vita sulla condizione dei clandestini in America oggi, ma guarda anche al sogno di libertà che gli Stati Uniti realmente incarnano per milioni di persone di ogni etnia e colore.
Attraverso una struttura narrativa che si richiama all’intreccio corale di vicende e personaggi di film come Crash e Babel, ma meno complessa e priva dello sfasamento temporale dei lavori di Iñarritu, Kramer realizza una pellicola dal ritmo incalzante e segnata da una cifra stilistica, che la sottrae in maniera decisiva alla banalità dello schema buoni vs cattivi. Inoltre la sceneggiatura, firmata dallo stesso regista, pone, forse per la prima volta in un film americano, la questione delle “ragioni” dei terroristi islamici, rivelando così un tentativo di lettura, non approfondito ma pur sempre significativo, della complessità delle dinamiche interculturali in una società multirazziale come quella americana. Perfetto Harrison Ford nel ruolo a lui più consono di eroe buono, difensore della legge e dei più deboli.
di Amanda Romano