Concorrenza sleale
Ettore Scola, dopo La cena del 1988, è tornato dietro la macchina da presa per raccontare, in un film malinconico ed amaro, il dramma della promulgazione delle leggi razziali, nell’Italia del 1938.
La concorrenza sleale del titolo è quella che oppone, nella vita di tutti i giorni, il merciaio ebreo Leone Simeoni, interpretato da Sergio Castellitto al sarto Umberto Melchiorri, impersonato da Diego Abatantuono.
Scola affida a Castellitto il difficile compito di rendere il suo personaggio in poche scene e con pochi dialoghi, attraverso sguardi, espressioni, gesti e punta maggiormente la sua attenzione sulla figura del sarto Umberto, vero e proprio protagonista del film.Concorrenza slealeè, essenzialmente, la storia della presa di coscienza, e conseguente maturazione umana, di un uomo qualunque. Un ebreo resta sempre un ebreo – dice, inizialmente, Umberto al suo rivale, al termine di una lite furibonda, ma poi, al cospetto del commissario, che lo invita a sfruttare la sua italianità storica e denunciare l’altro, afferma di non avere niente di saliente da dichiarare. Quasi senza rendersene conto, il qualunquista Umberto si ritrova, dunque, a prendere posizione e a sostenere, contro la polizia, il suo vicino che ha subito l’ennesimo affronto: la rottura del vetro del negozio.
L’evoluzione interiore del sarto trova conferma nel suo bisogno di recarsi, ad un certo punto, a far visita al merciaio malato: insieme, i due, per la prima volta, ridono a crepapelle e continuano a scambiarsi epiteti come sartucolo e bottegaio, ma con grande affetto e solidarietà. I piccoli Lele e Pietruccio, figli di Leone e Umberto, dalla stanza accanto, sentono i rispettivi padri scherzare e divertirsi e, con grande intelligenza, concludono che i due sono cresciuti
E lo sono realmente!
Umberto, per esempio, di fronte al desiderio egoistico della moglie che i vicini se ne vadano al più presto, non esita nemmeno un istante e reagisce dandole un sonoro schiaffone. A stimolare e favorire il cambiamento del sarto contribuiscono le riflessioni del fratello Angelo, un professore antifascista, affidato alla bravura di Gérard Depardieu.
Concorrenza sleale, pur incentrato sul rapporto tra Umberto e Leone, è, infatti, anche un film corale, scandito dalle domande, senza risposta , dei vari protagonisti.
Numerosi personaggi minori, come l’orologiaio che, a dispetto del suo ostinato ottimismo, finisce internato in un campo, o il professore suicida, collega di Angelo, che neanche vediamo, contribuiscono a restituire egregiamente il clima di un’epoca e il ritratto di un paese. Certo, nonostante il tema drammatico, il tono è quello della commedia, tipico della filmografia di Scola. Inoltre, il regista compie una scelta spesso abusata nel cinema: filtrare le delicatissime vicende della Shoah attraverso lo sguardo dei bambini.
Pur tuttavia, la sensazione complessiva è quella di essere in presenza di una pellicola onesta, che non intende affatto sfruttare il successo del filone nato dopo il trionfo di La vita è bella di Benigni, bensì vuole spingerci a confrontarci, attraverso la rievocazione di un passato neanche troppo lontano, con l’insofferenza e il razzismo contemporanei.
In questo senso, Concorrenza sleale è più che mai un film sincero e necessario.
di Mariella Cruciani