Coma

La recensione di Coma, di Bertrand Bonello, a cura di Cristiana Paternò.

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Autore di culto con titoli come Le pornographe, Tiresia eSaint Laurent, Bertrand Bonello prosegue la sua ricerca intellettualmente sfidante con Coma, vincitore del Premio Fipresci nella sezione Encounters di Berlino. Un film molto personale che è una struggente lettera alla figlia adolescente, ma soprattutto un film essai che è anche una presa di posizione sul cinema, per la capacità di mescolare diverse tecniche e stratificazioni, dal live action al cartoon, dalla stop motion alle immagini delle telecamere di videosorveglianza.

Lo spettatore è invitato a compiere un viaggio godardiano nella mente di una diciottenne che non esce mai dalla sua stanza. Siamo durante la pandemia e il lockdown che tutti abbiamo vissuto viene così reinterpretato e reinventato attraverso le ossessioni della protagonista, che vanno dalle biografie dei serial killer alle previsioni meteo di una YouTuber, Patricia Coma (Julia Faure), agli incontri via Zoom con alcune sue coetanee.

Il film si apre e si conclude con la lettera indirizzata alla figlia Anna, che è incarnata da Louise Labèque, già vista in Zombi Child del 2019. Quella lettera è una dichiarazione d’amore e allo stesso tempo un manifesto di disperazione di fronte a un mondo che vacilla sull’orlo dell’apocalisse. D’altronde è la ragazza stessa ad accompagnarci nel suo universo onirico, limbo o selva oscura dantesca in cui la vita e la morte coesistono. A questo proposito Bonello cita un passo del filosofo francese Gilles Deleuze: “Il fatto che le altre persone sognino è davvero pericoloso. I sogni sono una manifestazione di potere. Ognuno di noi può essere più o meno vittima dei sogni degli altri. Anche la donna più mite può trasformarsi in una terribile devastatrice – ma non perché lo sia spiritualmente – lo sono i suoi sogni. Fate attenzio­ne ai sogni degli altri, potreste finirne intrappolati”.

Intrappolati ci si sente davvero in questo film ibrido e multiforme, dotato di una grande libertà, in cui convivono come personaggi di una messinscena privata e “mentale” le bambole di Barbie e Donald Trump. Da segnalare le voci originali che comprendono partecipazioni importanti, da Laetitia Casta a Louis Garrel, e anche l’ultima performance dello scomparso Gaspard Ulliel. Una circostanza particolarmente toccante visto che Coma è proprio un saggio sul rapporto tra la vita alla morte e sulla convivenza tra i vivi e i trapassati. Nome di uno dei personaggi, “coma” è una condizione sospesa che diventa frontiera tra la veglia e il sogno. 


di Cristiana Paternò
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