Black Adam
Francesco Di Brigida recensisce "Black Adam", il film di Jaume Collet-Serra con Dwayne Johnson nel ruolo del supereroe DC Comics.
Supereroe controverso del mondo DC Comics, Black Adam è comparso per la prima volta in un fumetto della casa editrice di Batman e Superman soltanto nel 1973, ma fu un altro editore nel 1945 a dargli vita. Nel 2022 diventa un film, in cui l’ex wrestler Dwayne Johnson sfoggia più muscoli del solito per questo personaggio proveniente da 5000 anni fa. Forgiato come schiavo in una cava egizia, ha superpoteri che vengono da un battesimo di sei maghi, così grazie alla parola magica “Shazam” si trasforma in questo rabbioso bisteccone: da una parte si scontrerà con un gruppo di supereroi locali e un po’ scoordinati in quanto squadra, mentre dall’altra salverà una donna e suo figlio, dimostrando a se stesso e agli altri un altruismo che non si addice a un villain.
Sospeso tra bene e male, Black Adam distrugge plotoni ed elicotteri militari, fa a pugni con questa semiseria Justice Society e tergiversa, chiedendosi se salvare il mondo o farne cenere. I sei maghi, anche per i cromatismi, ricordano le sei Gemme dell’Infinito della Marvel, ma pure i nuovi eroi che affiancano il protagonista ci riportano a quelle specularità tra poteri e personaggi che da sempre si rincorrono nei fumetti. Così, l’impacciato Atom Smasher ricorda Ant-Man, il saggio Dr. Fate di Pierce Brosnan ci riporta un po’ al Doctor Strange e Hawkman sembra un Angelo (personaggio degli X-Men), con armatura e ambizioni da leader à la Iron Man.
Parallelismi e somiglianze tra personaggi DC Comics e Marvel sono sempre stati forse il grande tabù in quest’ambito. Ma per il cinema abbiamo vent’anni di coerenza drammaturgicamente fertile e con un alto range d’incassi per la Marvel, mentre la DC, nelle mani di Warner Bros. dal 1989 con il Batman di Tim Burton (senza contare il Superman del 1978 e i suoi sequel), risulta altalenante negli anni per qualità e risultati di botteghino, pur con punte di diamante indiscutibili come la trilogia di Nolan, il recente Joker di Todd Phillips e lo stesso dittico di Burton. Però, è soprattutto lo scompaginamento narrativo a caratterizzare questo universo di cinecomic.
Dal canto suo, Black Adam arriva in un momento in cui sembra che la Warner voglia iniziare a mettere a sistema i suoi eroi in film, saghe e dimensioni (abbastanza) concatenati. Certo, finora diverse delusioni sono state cocenti quanto le soddisfazioni appaganti. Insomma, tante quisquiglie in calzamaglia, a parte i capisaldi già citati. Questo Black Adam sembra giusto intrattenere per un paio d’ore, strizzando l’occhio principalmente con scene che sovrasteranno qualsiasi popcorn in sala, ottenute con frasi testosteroniche ed effetti speciali gradassi a fuoco d’artificio. Dopo i botti rimarrà nel tempo un qualche calore a scaldare l’immaginario collettivo, come accadde col Pinguino gotico di Burton, con i corali intrighi politici di Nolan, o con il disagio profondo e inquietante di Phillips?
Forse, più che rincorrere il metodo Marvel, DC e Warner dovrebbero iniziare a gestire meglio le loro preziose risorse narrative. Da questo “Adamo Nero” (un paese riscopertosi recentemente patriottico potrebbe chiamarlo pure così, questo ragazzone di 5000 anni), qualche legame narrativo emerge nella scena post credit. Ma a parte facili ironie, e soprattutto senza spoiler, quelle poche battute scambiate con un altro supereroe “abbastanza” famoso non fanno sperare granché bene.
di Francesco Di Brigida