Assassinio a Venezia

La recensione di Assassinio a Venezia, di Kenneth Branagh, a cura di Isabella Insolia.

Dopo Assassinio sull’Orient Express (2017) e Assassinio sul Nilo (2022), Kenneth Branagh è tornato nei panni di Hercule Poirot, detective belga nato dall’universo di Agatha Christie, con il film Assassinio a Venezia, al cinema dal 14 settembre 2023. A differenza delle opere precedenti, l’ultimo lavoro – liberamente ispirato al romanzo giallo della scrittrice Poirot e la strage degli innocenti (titolo originale Hallowe’en Party) del 1969 – si tinge di horror. Il regista e attore britannico è stato abile nell’intrecciare il mondo tangibile con quello soprannaturale, regalando un’ottima performance incespicata tra panorami lussuosi di una delle città più belle del mondo.

Ambientato a Venezia appena dopo il secondo conflitto mondiale, nella notte di Halloween, Assassinio a Venezia “riporta in vita” le capacità investigativa di Hercule Poirot. In pensione dopo la guerra, il detective ha smesso di indagare sui casi. Dopo essersi ritirato a vita privata e aver vissuto in isolamento nella meravigliosa città italiana, costretto dall’amica scrittrice di gialli Ariadne Oliver (Tina Fey), l’investigatore si ritrova con una certa riluttanza a partecipare a una seduta spiritica condotta e organizzata dalla misteriosa medium Joyce Reynolds (Michelle Yeoh) in un vecchio palazzo fatiscente e angusto, infestato da fantasmi. La proprietaria della struttura è Rowena Drake (Kelly Reilly), un’ex diva dell’opera, la cui giovane figlia Alicia Drake (Rowan Robinson) è morta tragicamente dopo essere caduta nel canale dal suo balcone.

La seduta spiritica è stata pianificata proprio per sostenere e aiutare Rowena nel mettersi in contatto con la figlia. Nella struttura ci sono anche gli assistenti della medium Nicholas e Desdemona Holland (Ali Khan ed Emma Laird), l’ansioso medico di famiglia Leslie Ferrier e suo figlio Leopold (Jamie Dornan e Jude Hill), l’ex fidanzato della ragazza morta Maxime Gerard (Kyle Allen), la governate della casa Olga Seminoff (Camille Cottin) e l’ex poliziotto Vitale Portfoglio (Riccardo Scamarcio). Quando uno dei partecipanti alla seduta viene assassinato, Poirot si rimette in azione per quello che sa fare meglio: scoprire la verità. Il detective, un uomo razionale e tutto d’un pezzo, si trova suo malgrado alle prese con il soprannaturale mentre l’ombra della guerra incombe costantemente sulla sua vita e su quelle degli altri personaggi.

La prima ora del film è elettrizzante, con un’ambientazione misteriosa e claustrofobica, che lavora per creare un senso soffocante e intrigante, e con una regia che ha regalato inquadrature simmetriche su sfondi color pastello di una città di un’eleganza mozzafiato che la macchina da presa di Branagh ha catturato in tutta la sua bellezza e gloriosa decadenza. Venezia si presenta piovosa, spettrale, con quelle maschere di carnevale inquietanti e angosciose. L’opera mantiene un ritmo veloce per tutto il tempo, senza mai annoiare, e questa è una gran cosa visti i primi due capitoli non troppo convincenti. Come sempre, il regista e attore è affiancato da un cast importante di potenziali e criptici omicidi. Le performance degli attori, abbinate all’efficace colonna sonora firmata dal premio Oscar Hildur Guðnadóttir e alla sontuosa fotografia di Haris Zambarloukos, hanno superato le aspettative di Assassinio a Venezia, rendendolo sicuramente il miglior lavoro di Branagh sugli adattamenti di Christie.

Branagh è stato bravo nel tessere sussurri inquietanti ed apparizioni spettrali senza però rendere esplicitamente Assassinio a Venezia un puro film horror. L’opera evoca un’atmosfera di dolore e paura, ma allo stesso tempo è priva di momenti altamente spaventosi o tensivi. Peccato per la poca incisività della sceneggiatura firmata da Michael Green, un giallo piuttosto debole e prevedibile che lascia poco spazio al thriller. Ciò che rimane sono gli uomini e le donne del dopoguerra, persone traumatizzate e costrette a combattere per la loro identità in un mondo devastato che ha conosciuto da vicino la morte e la sofferenza.


di Isabella Insolia
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