Alex Cross – La memoria del killer
Alex Cross – La memoria del killer dimostra come sia possibile rendere ridicolo un personaggio letterario protagonista di vari romanzi autentici best seller. Il prolifico James Patterson dal 1993 ad oggi ha pubblicato diciotto titoli con protagonista il poliziotto -psicologo di colore che ha di fronte, oltre che veri e propri enigmi da risolvere, delinquenti psicopatici che cercano di ledere la sua psiche mettendola a dura prova attraverso il loro sadismo e le varie perversioni di cui sono soggetti.
Da due suoi romanzi sono stati tratti discreti film quali Il collezionista (Kiss the Girls, 1997) e Nella morsa del ragno (Along Came a Spider, 2001) interpretati per lo schermo con bravura da Morgan Freeman. Intendiamoci, Patterson e il suo Alex Cross non è mai stato realmente capito dal cinema, ma qui i risultati ottenuti sono a dire poco deludenti, assolutamente lontani da una stiracchiata sufficienza.
Innanzitutto, Tyler Perry non riesce mai a donare a Cross drammaticità anche nelle scene più tragiche: il suo faccione sembra sempre sorridere, con un’unica espressione che utilizza sia per i momenti di gioia con la moglie che per situazioni senza ritorno. La maschera di Freeman è espressiva di suo, se a questo aggiungiamo la bravura si ha una credibilità completa del complesso personaggio nonostante anche in quei due film sceneggiatura e regia latitassero.
Pensare a Perry come dotato psicologo, capace di sondare il paranormale con una sensibilità non comune è realmente impossibile: il primo a non credere a quello che fa e dice è proprio lui.
Girato con montaggio e tecniche di riprese che ricordano molto i telefilm, ha come regista Rob Cohen che annaspa in maniera imbarazzante al di fuori dall’esplosivo ed elementare nella costruzione narrativa Fast and Furious (The Fast and the Furious, 2001).
Il film merita di essere raccontato con un certo dettaglio per capirne l’assoluta mancanza di originalità e la pessima costruzione. Ci limiteremo ai primi quaranta minuti che possono essere specularmente utilizzati per descrivere la rimante ora.
Si inizia con combattimenti illegali in chiesa sconsacrata in cui un mingherlino fracassa le ossa del campione con non malcelato sadismo. Ricca signora presente gradisce le forti emozioni e se lo porta a casa, si fa legare al letto e si sottopone a giochi proibiti. Nonostante la presenza di tre o quattro body guard che lo perquisiscono, l’uomo riesce a nascondere di tutto, compreso siringa con paralizzatore nervoso ed una pistola. Inutile dire che uccide con indicibile sadismo la donna ed elimina gli altri a colpi di pistola.
Questa è la presentazione del personaggio, interpretato dal poco credibile Matthew Fox che parla con…voce da maniaco (lo abbiamo visionato in edizione originale, non sappiamo se in Italia sia migliore) e indossa berretto da maniaco, che ‘dice’ le battute senza mai fornire loro un minimo di spessore. Noto per avere interpretato per tutti i 117 episodi della fortunata serie televisiva Lost dal 2004 al 2010 il ruolo del protagonista Jack Shephard, qui è irriconoscibile. Probabilmente, c’è una ragione per cui in tre anni abbia interpretato solo il mediocre Emperor (idem, 2012) seppure come protagonista nel ruolo del Generale Bonner Fellers, governatore de facto del Giappone dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e comandante supremo delle forze di occupazione.
Il suo personaggio viene soprannominato Picasso perché disegna molto bene usando la tecnica del chiaroscuro e lasciando volutamente indizi proprio con immagini da lui realizzate. Non sappiamo chi le abbia realmente disegnate, ma il ritratto di Cross e certe opere in stile del noto pittore spagnolo sono proprio belle.
Il poliziotto vive felice con la moglie incinta, due figli che lo adorano e la madre bisbetica che lo tratta con amore ma come fosse un bambino: immediatamente si immagina che una delle vittime sarà la donna gravida, la più debole e la più vicina all’ uomo di legge.
Se si dovesse stilare una classifica delle più brutte scene, questa vincerebbe il premio. Siamo sotto Natale, Cross e la moglie cenano sulla terrazza all’aperto di elegante restaurant, suona il cellulare, lui entra nel locale per evitare i rumori che provengono dalla strada lasciando la donna: al telefono c’è il cattivissimo che gli dice che sta per ucciderla. Il poliziotto continua a parlare, forse lo vuole dissuadere e, quando si decide a raggiungere di corsa la vittima predestinata, non può fare altro che tenerle in alto il capo mentre muore.
Il vibrare delle labbra di Carmen Ejogo, attrice nota più per la sua bellezza che non per doti di interprete, è veramente ridicolo e dura circa due minuti: forse sarebbe stato perfetto durante il periodo del cinema muto in cui spesso bisognava fare capire solo col volto quello che stava accadendo, ma qui parla e tanto, inoltre cerca di rendere il dramma guardando con gli occhi verso il cielo mentre il marito non sa se ridere o piangere.
Seconda per bruttezza è la scena del rientro nel suo rifugio del maniaco, ferito praticamente in maniera mortale, che si cauterizza da solo le gravi ferite: non basta la barba sfatta per fornire drammaticità ad un momento che è letteralmente ridicolo. Ogni volta che il maniaco organizza un omicidio, fa la cronaca telefonica al poliziotto che arriva sempre in ritardo con la sua squadra composta da Edward Burns, anche lui in attesa di un’occasione per potere dimostrare la sua eventuale bravura, e dalla ex modella Rachel Nichols loro nuova collega più attenta a non rovinarsi il trucco che a partecipare attivamente alle azioni.
I tre sono votati al fallimento, salvo riuscire a risolvere all’ultimo momento un cosiddetto mistero che permette di porre fine alla carriera del omicida. Jean Reno, attore che cerca sempre di essere onesto nelle sue interpretazioni, appare a metà film ed è il magnate a capo di multinazionale, vittima designata più importante. Attorniato dai suoi scagnozzi si sente sicuro ma poi collabora. Invecchiando Reno è lievemente ingrassato, qui si presenta sempre elegante e perfettamente rasato, dando vita ad un personaggio mai credibile, grazie ad una sceneggiatura incapace di delineare una delle figure chiave.
Costato una trentina di milioni di dollari, fino ad ora non ha coperto questo pur limitato importo. Giunge ora in Italia al cinema quando in Europa da febbraio è già proposto in DVD.
La trama
Ad Alex Cross, detective e psicologo che lavora presso la polizia di Detroit, viene affidata l’indagine su pericoloso serial killer soprannominato Picasso. Insieme al collega ed amico Tommy Kane a cui si unisce la neo collega Monica Ashe, Cross si pone sulle tracce dell’assassino scoprendo il suo prossimo bersaglio, Giles Mercier, boss di una multinazionale. Per renderlo più attento alle sue imprese, il maniaco uccide la moglie incinta del poliziotto davanti ai suoi occhi. Nel tentativo di riuscire a prevedere le mosse del killer, Cross dovrà entrare nella sua mente e dovrà ingaggiare con lui una sfida spietata che lo costringerà a spingersi oltre i propri limiti morali e psicologici.
di Redazione